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Ripercorrete con noi l'Europa!

52 articoli, uno per ogni settimana di passi di 365 volte Europa. Prendete una carta geografica e venite con noi: cercate i toponimi e immaginatevi il nostro cammino, seguendo le nostre suggestioni!

E preparatevi al vostro cammino leggendo il nostro Vocabolario.

Montagne 360°


Trecentosessantacinque giorni per attraversare a piedi l’Europa: questo il nostro obiettivo.  Partendo da casa, isolata tra le cime delle Alpi Graie, già innevate il 16 ottobre del 2018 quando abbiamo mosso i primi passi, scarponi ai piedi e grandi zaini sulle spalle. Pesanti perché contenevano l’autonomia di un viaggio lungo un anno; tenda e sacco a pelo performanti, fornelletto ad alcol e popote, abbigliamento per le quattro stagioni.

Un viaggio senza pregiudizi, senza decidere nulla prima di partire. Il cammino si è srotolato giorno per giorno di fronte a noi, ai bivi le direzioni scelte seguendo suggestioni, consigli o anche per caso: un fiume non guadabile, un sentiero invaso da rovi, una sterrata obliterata da un cancello.

I nostri passi hanno tracciato una linea sinuosa e impalpabile che è partita dall’estremo ovest d’Italia, ha attraversato ventuno Nazioni prima di ritornare, il 15 ottobre 2019, a pestare la terra italica all’estremo est, per concludersi sul Molo Audace di Trieste, città dai ricordi importanti per Riccardo: punto di partenza del CamminAmare 1985 e della traversata europea alla caduta del Muro di Berlino nel 1990 e tappa di arrivo del CamminaItalia 1995, il cammino collettivo realizzato per inaugurare il Sentiero Italia, il più lungo percorso di montagna al mondo.

Undicimiladuecentosettantacinque chilometri senza utilizzare altro mezzo che non fossero i nostri piedi: Francia, Spagna, Portogallo, ancora Spagna e Francia, ma questa volta da ovest a nord est, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Repubblica Slovacca, Ungheria, Romania, Serbia, Bulgaria, Macedonia del Nord, Grecia, Albania, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Croazia e Slovenia.
 
Scambiati per vagabondi nella Spagna che non ci riconosceva come pellegrini perché senza conchiglie e credenziale, per tzigani un po’ folli dai giovani curiosi in Romania, per migranti nell’Est in cui, fuori dalle mete turistiche, camminano solo coloro che tentano di raggiungere l’Europa per trovare lavoro e pace. Passeur, migranti, persone intimorite e poliziotti hanno visto in noi una coppia di clandestini a cui proporre passaggi oltre frontiera, con cui solidarizzare, da denunciare, da fermare a mitra spianato. 

Ogni sera la ricerca del percorso analizzando la carta topografica, cartacea o digitale. Ultimo atto di giorni con le stesse cadenze, quasi monaci alla ricerca di incontri con natura e persone, avvolti nei silenzi dei grandi spazi che giorno dopo giorno attraversavamo, le orme unico segno lasciato come traccia del nostro passaggio. Giornate riempite dalla ricerca di paesaggi approfondendo la Geografia, raccogliendo storie per conoscere meglio la Storia. Le notti trascorse prevalentemente in tenda, ventose nell’autunno francese, gelate nell’inverno spagnolo e portoghese, afose e soffocanti nell’estate macedone e greca. Di tanto in tanto un alberghetto, un ostello, un alloggio: un luogo chiuso, necessario per rimettere a nuovo fisico ed equipaggiamento.

Trecentosessantaquattro dì in cammino dall’alba al tramonto, solo uno in sosta obbligata, per una labirintite acuta che rendeva impossibile la posizione eretta.
I corsi d’acqua sono stati spesso le nostre linee guida: il Rodano e l’Ebro ci hanno accompagnato al Mar Mediterraneo, il Tago ci ha fatto attraversare la Spagna da est a ovest fino al confine con il Portogallo, Garonna, Loira e Senna superate con altissimi ponti, la Schelda belga, il Mittellandkanal in Germania sino all’Elba, il Danubio incontrato, lasciato e ritrovato a più riprese, la trasparente Neretva in Bosnia ed Erzegovina. 

Centosessanta giorni di grandi pianure in Francia, Polonia e Ungheria fanno da contraltare ai duecentocinque trascorsi a salire e scendere da colline e montagne. Dalle Alpi al Vercors, oltrepassato sotto la neve, dai Pirenei alla Meseta meridionale agricola, ai Monti di Toledo e al Sistema Centrale Spagnolo, dalla Serra da Estrela al monti Cantabrici, e poi le Alpi Transilvaniche, i Monti Balcani, il massiccio montuoso dei Rodopi in Macedonia del Nord, la Catena del Monte Korab nell’est dell’Albania, le Alpi Dinariche. 

“Vi costerà tanto in scarpe” commentò un ristoratore di Valance, e non sbagliava: sei paia Riccardo, quattro Anna, ricorrendo anche alle cure di calzolai per rifare i tacchi o rattoppare le tomaie. Scarpe che dovevano resistere sino al successivo negozio di abbigliamento sportivo, merce rara per chi, come noi, evita le grandi città. E ancora più rara in zone dove non è previsto che qualcuno passi camminando con lo zaino in spalle. Un’esperienza coinvolgente, personale e di coppia, che ci ha insegnato l’importanza della mediazione tra il rispetto dei bisogni del partner e il fascino di un obiettivo da raggiungere insieme.
 
Un cammino in cui la curiosità è stato il carburante per il nostro motore: ormai non più giovani abbiamo dovuto tirare fuori tutta la nostra caparbietà e mettere a frutto l’esperienza di una vita di lunghi cammini per superare problemi fisici, perché una media di trentun chilometri al giorno per un anno intero ha prosciugato le forze e fatto alzare bandiera bianca ai nostri fisici certamente allenati e in forma, ma pur sempre logorati dall’età. 

Un anno in silenzio assoluto, senza utilizzare i social, per poterci gustare il qui e ora, per riempirci di ricordi, di sensazioni, di dialoghi, di nuove amicizie che giorno per giorno arricchivano il nostro bagaglio senza appesantirlo. Un’esperienza entusiasmante che ha cambiato un pezzetto del nostro cuore. Ora, tornati a casa, ci rendiamo conto che conoscenze, fotografie, appunti, memorie e ricordi accumulati in questo lungo percorso sono un patrimonio che non vorremmo rimanesse solo nostro: l’Europa è una bambina, a tratti capricciosa, talvolta indisponente, e ha bisogno di tutti noi per poter crescere e diventare ciò che i Padri dell’Europa avevano sognato: una donna di pace.

Articolo pubblicato sulla rivista Montagne 360° numero di marzo 2020

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