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Ripercorrete con noi l'Europa!

52 articoli, uno per ogni settimana di passi di 365 volte Europa. Prendete una carta geografica e venite con noi: cercate i toponimi e immaginatevi il nostro cammino, seguendo le nostre suggestioni!

E preparatevi al vostro cammino leggendo il nostro Vocabolario.

Intervista per TVT.Al

TVT, giornale albanese, racconta 365 volte Europa: a questo link potete leggerla!

Di seguito la traduzione dell’intervista realizzata da Lisana Subashi pubblicata il 25 settembre

Anna Rastello, esperta di informatica, e suo marito, il fotografo Riccardo Carnovalini, hanno percorso 22 paesi europei in un viaggio di 11.275 chilometri. Un itinerario incredibile, parte del quale era l'Albania. L'avventurosa coppia ha trascorso dodici giorni nel nostro paese e ha percorso 405 km a piedi.


16 ottobre 2018 avete chiuso la porta di casa e avete intrapreso un lungo viaggio a piedi. Com’è venuta l’idea?

Il lungo viaggio per Riccardo è stato il coronamento di una vita dedicata a conoscere e a far conoscere i luoghi percorsi al ritmo lento del cammino utilizzando racconti e fotografie. Per Anna è stato il desiderio di un anno sabbatico, un tempo di stacco dalla routine quotidiana. Per entrambi è stata la curiosità di andare a conoscere l’Europa e gli europei utilizzando i passi e i cinque sensi, che ci hanno permesso di percepire suoni e silenzi, di ascoltare storie, di sentire profumi e puzze, di vedere angoli stupefacenti e paesaggi degradati, di gustare sapori per noi insoliti, di toccare, con le emozioni e con le mani, situazioni inconsuete. 


11.275 km sono stati faticosi?

In partenza, con uno zaino decisamente pesante sulle spalle, la fatica è stata tanta. Con il tempo ci siamo piano piano allenati a percorrere, in media, i nostri circa 30 km quotidiani. Però più che la fatica fisica pesava, non sempre e non ovunque, la stanchezza del cuore, quella provocata dagli sguardi indifferenti o, talvolta, ostili delle persone che incontravamo lungo la via.


Anche l’Albania ha fatto parte di questo viaggio, quanti giorni siete rimasti qui?

In Albania abbiamo camminato per dodici giorni, dal 27 agosto al 7 settembre del 2019. Abbiamo percorso in totale 405 km, entrando dalla Grecia, a Bilisht, abbiamo seguito la valle del fiume  Devoll arrivando al mare di Durazzo, proseguendo verso nord, passando da Scutari, siamo arrivati a Bajzë, sconfinando infine nella Repubblica del Montenegro.

 

Cosa vi è piaciuto di più in Albania?

Dell’Albania ci sono piaciute le montagne maestose, che però stanno perdendo parte del loro fascino perché violate da grandi opere di costruzione delle dighe per la produzione di energia elettrica. 

Ci è piaciuto riscoprire la storia e i tanti legami che da sempre uniscono Albania e Italia: abbiamo percorso la Via Egnatia, prosecuzione della Via Appia italiana, abbiamo attraversato i luoghi di Skanderbeg, di cui è viva la presenza nelle comunità arbereshe del meridione d’Italia, siamo passati da Gramsh, luogo di provenienza del pensatore Antonio Gramsci, abbiamo sentito l’eco di Venezia nella zona di Scutari. 

In Albania ci siamo sentiti accolti, sin dall’ingresso, quando un anziano contadino ha cercato di insegnarci le parole albanesi essenziali. E poi abbiamo raccolto tante storie che ci hanno permesso di capire molto di più del passato e del presente di questa Terra delle aquile; particolare la domanda che qualcuno ci ha posto: “Ma voi in Italia cosa sapevate di noi nel periodo di Hoxha?”   


Come è percorrere l’Europa a piedi?

L’Europa non è facilmente percorribile a piedi, o meglio ci sono alcune nazioni in cui esiste una buona rete di percorsi fruibili da coloro che vanno a piedi e altre nazioni in cui la mobilità lenta non è assolutamente prevista. Non stiamo parlando delle zone di montagna che, sempre o quasi sempre, hanno sentieri, talvolta segnati con segnavia, tabelle e indicazioni e talvolta no, ma stiamo parlando della possibilità di andare da un paese all’altro, da una città all’altra, con percorsi protetti per chi va a piedi oppure, anche, in bicicletta. Due esempi virtuosi ci vengono subito in mente: la Repubblica Ceca e i Paesi Bassi. Nel primo caso percorsi nei boschi o strade minori con poco traffico collegano tutti i paesi. Nel secondo caso tutte le strade hanno la corsia più esterna riservata alle biciclette.


L’Europa è una bambina avete detto. Perché questo paragone?

L’Europa è una crogiolo di culture, che nei millenni si sono contaminate, hanno creato nuove visioni, hanno dato vita a nuovi pensieri. Durante il XX secolo è stato il continente che ha infiammato il mondo, creando conflitti ed eccidi smisurati, ma è proprio in quel periodo che politici illuminati hanno ipotizzato un’Europa differente. Questo percorso però è iniziato da poco ed è disseminato di difficoltà, per questo ci viene da pensare Europa come una bambina che sta crescendo piano piano, e che ha necessità di essere amata per poter diventare la donna di Pace sognata da tanti per realizzare un mondo migliore.


Avete usato il google maps?

Partendo da casa non sapevamo che giro avremmo fatto, ma abbiamo deciso il percorso giorno per giorno. Quindi non avevamo nello zaino tutte le carte che ci sarebbero poi servite durante il cammino, ed è stato possibile acquistare mappe cartacee solamente in poche nazioni, quelle in cui il turismo a piedi o in bicicletta è molto sviluppato. 

È questo il motivo per cui, per una buona parte del viaggio, siamo stati quasi obbligati a utilizzare le mappe digitali per poter avere una visione d’insieme del territorio che stavamo attraversando e anche per cercare sentieri e sterrate alternative alle strade percorse dalle automobili, utilizzando le mappe satellitari. 


E la notte dove vi trovava?

Ogni mattina decidevamo la direzione e il percorso del giorno, però disposti a lasciarci guidare da una suggestione, un suggerimento o un intoppo. Quando il sole iniziava a calare cercavamo un luogo, naturalmente lontano dai centri abitati, in cui aprire la tenda per la notte. Di tanto in tanto invece diventava necessario fermarci in un piccolo albergo, per poter rimettere a punto noi e la nostra attrezzatura. Nei Paesi dell’est Europa, come anche in Albania, abbiamo anche scelto di fermarci nelle strutture ricettive un po’ più spesso di quanto fatto nella prima parte del viaggio perché era un buon modo per scambiare opinioni e conoscere storie di vita, e lasciare una traccia economica del nostro passaggio. 


Qualche posto che vi è rimasto in mente? Che vi ha stupito di più?

Il primo incontro con l’Oceano Atlantico in Portogallo, irruento sotto un cielo plumbeo invernale. Il cammino lungo il Mittellandkanal che ancora porta i segni della dicotomia tedesca. Gli orsi di cui abbiamo visto orme e segni e udito il passaggio poco lontano da noi nel boschi della Grecia. Il canto dei muezzin che più volte ci ha dato la sveglia all’alba.


Durante il viaggio avete usato il telefono, avevate dei contatti?

Abbiamo vissuto questo cammino in un silenzio quasi totale: nessun racconto sui social, con gli amici solo messaggi e pochissime telefonate con i famigliari più vicini (figli, genitori). Tra l’altro un numero molto ridotto di persone sapeva di questo nostro viaggio e raramente ci capitava di far sapere il luogo esatto in cui stavamo camminando.


Il prossimo viaggio sarà di nuovo a piedi?

Viaggi a piedi continuiamo a farne, proprio in questi giorni ci stiamo preparando a una settimana di cammino sull’Appennino Ligure. Però si tratta di piccole cose, perché per la prima volta nella nostra vita abbiamo deciso di lasciar sedimentare questa esperienza così particolare prima di iniziare a sognare un nuovo progetto ad ampio respiro. Certamente ci sarà tempo in futuro di pensare ad altri viaggi, sempre lenti, perché solamente la lentezza permette di gustare i paesaggi che si attraversano e le vite con cui si viene a contatto. 


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