Per tradurre il blog in modalità automatica

Ripercorrete con noi l'Europa!

52 articoli, uno per ogni settimana di passi di 365 volte Europa. Prendete una carta geografica e venite con noi: cercate i toponimi e immaginatevi il nostro cammino, seguendo le nostre suggestioni!

E preparatevi al vostro cammino leggendo il nostro Vocabolario.

Il Messaggero di Sant'Antonio


16 ottobre 2018. La porta di casa si chiude alle nostre spalle. 
Stiamo partendo per un lunghissimo viaggio a piedi, tutto ciò che ci servirà per un anno è racchiuso nei voluminosi zaini. 

Siamo in due, o meglio, siamo una coppia. Un uomo e una donna: l’anagrafe dice che stiamo vivendo ormai l’ultimo terzo della nostra vita, ma la curiosità è quella di un bambino. Entrambi cerchiamo la bellezza di un luogo, di un incontro per alimentare la fiducia in un futuro migliore, guardando il mondo con due sguardi molto diversi, capaci però di intersecarsi e arricchirsi vicendevolmente.
Riccardo Carnovalini sin dalla giovinezza cammina il retrobottega dell’Italia con lentezza e profondità per raccogliere informazioni e dati concreti utilizzando l’obiettività dell’obiettivo: fotografa, pubblica, mette a confronto paesaggi e panorami per far vedere come evolvono, e, troppo spesso, si deteriorano; una vita a cercare e chiedere un maggior rispetto per la Terra. Io invece ho alle spalle un altro vissuto: informatica, mamma di tre figlie desiderate con il cuore e di otto figli accolti nel cuore, nel 2011 mi sono messa in cammino per tenere fede a una promessa e da allora ho fatto del cammino uno strumento di ricerca personale e di raccolta di storie capaci di presentare nuovi punti di vista sulle fragilità.

Partiamo in quel lontano martedì senza avere un percorso definito, senza cercare conferme a convinzioni e conoscenze pregresse o risposte a dubbi; un solo desiderio: provare a camminare per un intero anno in Europa, nelle quattro stagioni, senza farci condizionare dal meteo, cercando di fare tanta strada, non per realizzare una prestazione atletica, bensì per conoscere con tutti i sensi e in tutti i sensi un buon numero di Paesi. 

Un giorno e mezzo di salita, di nebbia e di neve è quello che separa la nostra casa, isolata in mezzo ai monti delle Alpi Graie, dal Col dell’Autaret: una croce, a est Italia, a ovest Francia, la prima frontiera da oltrepassare. A questa prima Nazione fanno seguito Spagna, Portogallo, ancora Spagna e Francia, ma questa volta da ovest a nord est, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Repubblica Slovacca, Ungheria, Romania, Serbia, Bulgaria, Macedonia del Nord, Grecia, Albania, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Croazia e Slovenia. E il 15 ottobre 2019 entriamo a Trieste, al termine dell’ultima tappa, per concludere il nostro sogno sul Molo Audace. 

Alla partenza pochissimi sanno quale esperienza ci stiamo apprestando a vivere: i familiari più vicini e quel ristretto numero di amici con cui condividiamo il quotidiano. Non lo raccontiamo sui social, non scriviamo giorno per giorno la cronistoria del viaggio. Non pubblichiamo selfie e instant photo sui profili Facebook. Non twittiamo i pensieri riassumendoli in centoquaranta caratteri. Vogliamo immergerci totalmente in ogni situazione facendoci riempire da tutto ciò che incontriamo, provando a guardare dove non c’è niente da guardare o dove nessuno guarda perché sembra inutile, pronti a cogliere odori, sapori, colori, rumori. L’olezzo acre degli allevamenti di maiali in Catalunya e il profumo dei campi di grano appena mietuti nella Repubblica Slovacca. I deliziosi Pasteis de Nata portoghesi e il denso caffè alla turca della penisola Balcanica. La trasparenza delle acque sgorganti dalle carsiche Alpi Dinariche e il mare giallo dei campi di girasole ungheresi. Il canto del muezzin accompagnato dai rintocchi delle campane nella Macedonia del Nord e gli immensi silenzi delle pinete polacche. 

Il silenzio ci fa sentire in sintonia con la terra attraversata passo dopo passo e sguardo dopo sguardo, non è un vuoto da riempire, sono ritempranti le ore di cammino in cui gli scambi verbali vengono ridotti all’essenziale. Silenzi che fanno bene anche all’essere coppia. Cresce, settimana dopo settimana, la capacità di comprendere al volo il bisogno dell’altro: la corrente empatica che si crea ci aiuta a sopportare meglio la fatica e a vivere con leggerezza a strettissimo contatto, senza alcuna via di fuga, tra momenti allegri e difficoltà consistenti. Sappiamo che se uno di noi due abbandonasse il progetto ne altererebbe il senso, anche nel caso in cui il compagno di cammino decidesse di proseguire in solitudine. E allora impariamo a stringere i denti, a superare le tensioni e i malanni fisici, a mediare tra bisogni, talvolta discordanti, per rispetto dell’altro e del sogno che stiamo vivendo insieme: di tanto in tanto ridistribuiamo tra noi i pesi, reali e incorporei, perché chi al momento ha più forza aiuti colui che sta faticando maggiormente. 

Solamente due le regole che ci siamo dati: avere un unico mezzo di trasporto, le gambe, e ridurre al minimo le giornate di sosta; di trecentosessantacinque dì uno soltanto ci vedrà a riposo, per labirintite acuta, certamente non la malattia più grave del viaggio, però quella che ci ha impedito fisicamente di mettere sulle spalle lo zaino e avviarci verso una nuova meta. Uno dei numerosi contrattempi che hanno scandito l’avventura, vissuti con il sorriso, senza opporci, cogliendoli senza recriminare, anzi trasformandoli in opportunità: percorrere una via inaspettata, conoscere un paesaggio inatteso, ascoltare una storia appassionante. 

L’imprevedibilità è una caratteristica delle giornate: al mattino, quando ci mettiamo in marcia, prendiamo una direzione senza sapere dove arriveremo quando il sole inizierà a calare e diventerà necessario trovare un luogo in cui aprire la tenda. Uscire dalla sicurezza di quanto già sperimentato, avvicinarci a lingue sconosciute, venire a contatto con mentalità e religioni inconsuete, ci fa aprire occhi e cuore a nuovi punti di vista. Ci assumiamo rischi e proviamo a spostare un pochino più in là la linea dei nostri limiti; muoverci su vie poco trafficate da pellegrini o camminatori seriali rende il procedere un’esperienza spesso incompresa e molte volte ci capita di essere scambiati per vagabondi, tzigani o migranti. 

Volontà e curiosità i propulsori della resistenza allo sforzo per consentirci di misurare e misurarci con l’Europa scoprendo luoghi in cui anche noi cittadini europei fatichiamo a sentirci accolti: la povertà di aspettative e non solamente di denaro, la poca ospitalità e una buona dose di diffidenza rendono a tratti i passi pesanti, posano una patina di tristezza sui nostri pensieri. È stato un anno intenso e profondo, mai banale, mai monotono seppure nella ripetitività dei gesti quotidiani che ora dopo ora ci hanno fatto tracciare un percorso unico e irripetibile, perché scelto a ogni bivio, lasciando dietro, come segnavia impalpabili, orme ed emozioni. 

Gli amici ci domandano se ci è capitato, poco o spesso, di aver sentito l’impulso di mollare e ritornare a casa. In tutta onestà rispondiamo di no; tutt’al più qualche volta ci sono venuti alcuni dubbi sulle motivazioni: d’altra parte anche la macchina fotografica di Riccardo a metà di settembre, quando mancavano poche settimane alla fine dell’anno di cammino, a ogni cambio dei dispositivi ottici si opponeva, scrivendo sullo schermo “non riconosco l’obiettivo”, però poi, spegnendola e riaccendendola, riprendeva docilmente a compiere il suo dovere. E pure a noi bastava un tramonto sfolgorante, due chiacchiere con una persona incontrata per pochi attimi, la tenerezza di un cucciolo per riaccendere la voglia di scoprire nuove realtà, magari già viste in tv, lette nei libri o nei resoconti di giornalisti più o meno informati, che però solo sperimentandole diventano tassello di vita

Ci siamo messi alla prova e possiamo dire che ne è valsa la pena; il viaggio ci ha restituito molto più della fatica provata, colmandoci di ricordi indimenticabili, quei ricordi che hanno reso più intenso il presente e daranno colore al futuro.

Articolo pubblicato sulla rivista Il Messaggero di Sant'Antonio numero di aprile 2020

Commenti

Post popolari in questo blog

Settimana n. 41