Settimana n. 52
8 ottobre 2019 - 15 ottobre 2019
Arsia ha la tipica architettura razionalista, città mineraria costruita in un anno e mezzo in epoca fascista, su un'area bonificata.
Sentieri antichi passano in boschi di alberi a terra e rami intrecciati a rovi, un percorso complicato da muraglioni di contenimento della strada, per arrivare sul colle di Barban, villaggio di poche case, fichi e ulivi.
Entriamo nell'Istria rossa, oliveti e vigne sulle dolci colline. A Vodnjan - Dignano, città dell'olio d'oliva, il Park Kazuna (il parco delle casite, rifugi in pietra tipici istriani) e boschi di pini marittimi. Compaiono cartelli stradali bilingue e spesso si parla un dialetto veneto-istriano, per noi molto comprensibile.
A Fasana - Fažana, piccolo porto di pescatori, ritroviamo il mare; il tramonto rosso su cielo nuvoloso e cupo illumina l'arcipelago di Brioni. Il lungomare è silenzioso e deserto, ci raggiunge Martina Vocci di Tele Capodistria per una lunga intervista. A Valle una targa ricorda Giacomo Casanova e Giuseppe ha voglia di parlare: ha in testa una "berretta" firmata UIL e ci spiega "il sindacato viene a controllare se siamo vivi perché prendiamo la pensione italiana". A Kanfanaro un pastore ci offre un posto per la tenda sul prato che è pascolo delle sue pecore, riparato da un muretto in pietre. Zucche, vigne e cavoli nella Valle di Pisino.
Ancora su e giù tra spaccature profonde, in un paesaggio dai colori autunnali e belle sterrate panoramiche. Un'auto della polizia ci raggiunge silenziosa da dietro: il poliziotto al volante ci interroga in croato, al suo fianco una poliziotta minuta dallo sguardo tagliente color del ghiaccio ci intima di parlare in inglese, non in italiano: "cosa fate, dove andate, perché".
Montona, città medievale e fortificata, su una rupe carsica, si eleva in un mare di nebbia. Livade è centro mondiale dei tartufi, scoperti da lavoratori piemontesi nel XIX secolo.
Procediamo su e giù lungo sentieri e strade inerbite che tagliano le curve della Parenzana a cui la vecchia linea ferroviaria, ora Strada della salute e dell'amicizia, è costretta per rimanere in quota. Lungo il Fiume Quieto aironi bianchi si alzano in volo. Una salita tra vigne è Cesta vino i pogledi (strada vino e vista). Zigante si presenta tuber oleum et vinum, Grožnjan - Grisignana è mura e borgo medievale. A Kaldanija - Caldania ci attende la casa dagli scuri azzurri di Martina, dove aleggia lo spirito di papà Marino, bibliotecario, ex sindaco di Duino e importante personaggio della cultura triestina.
Riprendiamo la Parenzana, la linea su cui i treni andavano così piano che nei pendii più ripidi i viaggiatori avevano il tempo di scendere per sgranchirsi le gambe e riprendere il treno più avanti. Costeggiamo le saline, uniche ancora attive nell'estremo nord del Mediterraneo: oltre il mare c'è la Slovenia, molte case sulla costa, luogo di villeggiatura per i lubianesi.
A Sečovlje - Sicciole entriamo in Slovenia; "Sono troppo vecchio per lavorare" ci dice sorridendo il poliziotto croato dall'aspetto pacioso; lo sloveno guarda appena la carta d'identità e ci fa segno di passare. Portorož - Portorose è caos di turisti, hotel, case, villette e un mare trasparente. Ancora saline. La galleria Valeta sotto il monte Luzzan, si apre sulla rigogliosa valle di Strugnano, area naturale protetta. Poco oltre chiediamo l'acqua a Marisa, ci offre prodotti biologici dell’azienda di famiglia: "ve li offro perché venite da lontano".
Un sentiero immerso in oliveti di bianchere, resistenti alla bora, bordeggia la falesia di Strugnano - Strunjanski Kriz, la più alta dell'Adriatico: marna, arenaria e rari strati di calcare. La bruma avvolge promontorio, costa e mare. Izola - Isola diventata penisola per effetto dei riempimenti delle ex saline che formarono paludi e, riempiendosi gradualmente, la unirono alle terraferma, ha alberi di vele che si agitano lentamente, resti della villa romana dell’Arheološki park Simonov zaliv, case dai colori mediterranei, il Mandrač-Mandracchio, insenatura che è piccolo porto.
Molta attività sportiva anima la via litoranea ciclopedonale che collega Izola a Koper - Capodistria: fondata dai greci, porta nelle sue architetture echi della Serenissima e accoglie la Riserva naturale di Škocjanski zatok - Val Stagnon, palude d’acqua salmastra e acqua dolce, habitat importante per la nidificazione di più di duecentocinquanta specie di uccelli.
Un percorso tra vigne e giardini privati, ci fa salire a Cerej: un gruppo di amici ci sta aspettando per l’ultimo giorno di cammino del nostro lungo viaggio in Europa. Scendiamo a Ovest, a toccare il Golfo di Trieste, il confine con l’Italia è a Lazzaretto, da qui percorriamo un tratto del Sentiero Italia, la lunga via che collega l’Italia percorrendo Alpi e Appennini. Il Santuario di Muggia Vecchia, il castello, poi scendiamo al palazzo comunale di Muggia dove ci attende la Sindaca Laura Marzi.
L’amico Sergio ci traccia un’interessante via per arrivare a Trieste: da Aquilinia, stando lungo il canale di Valle di Zaule, procediamo oltre la zona industriale (nell’aria il profumo di caffè: è qui la sede dell’Illy); alla Risiera di San Sabba il direttore ci guida a scoprire quello che fu campo di concentramento nazista e unico forno crematorio in Italia. Alle 16.00 arriviamo al Molo Audace e gli ultimi passi ci portano a varcare il palazzo comunale in piazza Unità d'Italia.
Sentieri antichi passano in boschi di alberi a terra e rami intrecciati a rovi, un percorso complicato da muraglioni di contenimento della strada, per arrivare sul colle di Barban, villaggio di poche case, fichi e ulivi.
Entriamo nell'Istria rossa, oliveti e vigne sulle dolci colline. A Vodnjan - Dignano, città dell'olio d'oliva, il Park Kazuna (il parco delle casite, rifugi in pietra tipici istriani) e boschi di pini marittimi. Compaiono cartelli stradali bilingue e spesso si parla un dialetto veneto-istriano, per noi molto comprensibile.
A Fasana - Fažana, piccolo porto di pescatori, ritroviamo il mare; il tramonto rosso su cielo nuvoloso e cupo illumina l'arcipelago di Brioni. Il lungomare è silenzioso e deserto, ci raggiunge Martina Vocci di Tele Capodistria per una lunga intervista. A Valle una targa ricorda Giacomo Casanova e Giuseppe ha voglia di parlare: ha in testa una "berretta" firmata UIL e ci spiega "il sindacato viene a controllare se siamo vivi perché prendiamo la pensione italiana". A Kanfanaro un pastore ci offre un posto per la tenda sul prato che è pascolo delle sue pecore, riparato da un muretto in pietre. Zucche, vigne e cavoli nella Valle di Pisino.
Ancora su e giù tra spaccature profonde, in un paesaggio dai colori autunnali e belle sterrate panoramiche. Un'auto della polizia ci raggiunge silenziosa da dietro: il poliziotto al volante ci interroga in croato, al suo fianco una poliziotta minuta dallo sguardo tagliente color del ghiaccio ci intima di parlare in inglese, non in italiano: "cosa fate, dove andate, perché".
Montona, città medievale e fortificata, su una rupe carsica, si eleva in un mare di nebbia. Livade è centro mondiale dei tartufi, scoperti da lavoratori piemontesi nel XIX secolo.
Procediamo su e giù lungo sentieri e strade inerbite che tagliano le curve della Parenzana a cui la vecchia linea ferroviaria, ora Strada della salute e dell'amicizia, è costretta per rimanere in quota. Lungo il Fiume Quieto aironi bianchi si alzano in volo. Una salita tra vigne è Cesta vino i pogledi (strada vino e vista). Zigante si presenta tuber oleum et vinum, Grožnjan - Grisignana è mura e borgo medievale. A Kaldanija - Caldania ci attende la casa dagli scuri azzurri di Martina, dove aleggia lo spirito di papà Marino, bibliotecario, ex sindaco di Duino e importante personaggio della cultura triestina.
Riprendiamo la Parenzana, la linea su cui i treni andavano così piano che nei pendii più ripidi i viaggiatori avevano il tempo di scendere per sgranchirsi le gambe e riprendere il treno più avanti. Costeggiamo le saline, uniche ancora attive nell'estremo nord del Mediterraneo: oltre il mare c'è la Slovenia, molte case sulla costa, luogo di villeggiatura per i lubianesi.
A Sečovlje - Sicciole entriamo in Slovenia; "Sono troppo vecchio per lavorare" ci dice sorridendo il poliziotto croato dall'aspetto pacioso; lo sloveno guarda appena la carta d'identità e ci fa segno di passare. Portorož - Portorose è caos di turisti, hotel, case, villette e un mare trasparente. Ancora saline. La galleria Valeta sotto il monte Luzzan, si apre sulla rigogliosa valle di Strugnano, area naturale protetta. Poco oltre chiediamo l'acqua a Marisa, ci offre prodotti biologici dell’azienda di famiglia: "ve li offro perché venite da lontano".
Un sentiero immerso in oliveti di bianchere, resistenti alla bora, bordeggia la falesia di Strugnano - Strunjanski Kriz, la più alta dell'Adriatico: marna, arenaria e rari strati di calcare. La bruma avvolge promontorio, costa e mare. Izola - Isola diventata penisola per effetto dei riempimenti delle ex saline che formarono paludi e, riempiendosi gradualmente, la unirono alle terraferma, ha alberi di vele che si agitano lentamente, resti della villa romana dell’Arheološki park Simonov zaliv, case dai colori mediterranei, il Mandrač-Mandracchio, insenatura che è piccolo porto.
Molta attività sportiva anima la via litoranea ciclopedonale che collega Izola a Koper - Capodistria: fondata dai greci, porta nelle sue architetture echi della Serenissima e accoglie la Riserva naturale di Škocjanski zatok - Val Stagnon, palude d’acqua salmastra e acqua dolce, habitat importante per la nidificazione di più di duecentocinquanta specie di uccelli.
Un percorso tra vigne e giardini privati, ci fa salire a Cerej: un gruppo di amici ci sta aspettando per l’ultimo giorno di cammino del nostro lungo viaggio in Europa. Scendiamo a Ovest, a toccare il Golfo di Trieste, il confine con l’Italia è a Lazzaretto, da qui percorriamo un tratto del Sentiero Italia, la lunga via che collega l’Italia percorrendo Alpi e Appennini. Il Santuario di Muggia Vecchia, il castello, poi scendiamo al palazzo comunale di Muggia dove ci attende la Sindaca Laura Marzi.
L’amico Sergio ci traccia un’interessante via per arrivare a Trieste: da Aquilinia, stando lungo il canale di Valle di Zaule, procediamo oltre la zona industriale (nell’aria il profumo di caffè: è qui la sede dell’Illy); alla Risiera di San Sabba il direttore ci guida a scoprire quello che fu campo di concentramento nazista e unico forno crematorio in Italia. Alle 16.00 arriviamo al Molo Audace e gli ultimi passi ci portano a varcare il palazzo comunale in piazza Unità d'Italia.
Ben tornati in Italia. Di questo vostro lungo impegnativo entusiasmante e pericoloso cammino a me restano immagini e parole, le emozioni che siete riusciti a passare e confesso, anche la gioia di sapervi tornati 'sani e salvi'. E si perchè non lo nego, mi è più volte capitato di pensarvi con un pò di ...paura.
RispondiEliminaGrazie per la condivisione.