Settimana n. 51
1 ottobre 2019 - 7 ottobre 2019
Riprendiamo la stradina tra boschi, saliscendi, piccoli fiumi carsici, comignoli fumanti e profumo di fuochi accesi. A Modruš il paesaggio diventa bucolico, Rupečica a Donje Zagorje è sito speleologico, la cima rocciosa del Klek, quasi un gigante dormiente, fa capolino tra cime boscose, il fiume Sabljaci si allarga e diventa striscia d'acqua tra prati umidi e fangosi, popolata da cigni, aironi bianchi e cinerini, anatidi.
Da Sabljak Selo inizia la lunga teoria di case che conducono a Ogulin, cittadina dal sentore di Austria: villette con il cappotto, casette in legno dal tetto aguzzo, giardini curati, prati, gnomi, siepi, orchidee alle finestre, la piazza ha il movimento di un mercato ordinato. Un arcobaleno a 180 gradi sopra il canyon del Dobra incornicia il castello Frankopan, nobili imparentati con i romani Frangipane.
Villaggi dall'aspetto montano a un'altitudine di collina, avvallamenti dolci e improvvise impennate, un cartello ci avvisa dell'ingresso nel comune di Vrabosko, prijatelj djece amico dei bambini. Faggete e doline, la Velika Kapela a sud, con faglie, scanalature, rocce aguzze: sono le Bijele i Samarske stijene.
Da Gomirje camminiamo nella područje medvjeda zona dell'orso che termina dove il Dobra incontra il Kamačnik (torrente così impetuoso da scavare il Kanjon Kamačnika). A Vrbovsko la pioggia cessa lanciando striate rosse, fuochi accesi nel cielo ancora carico di nuvole. Nella piazza di Ravna Gora una postazione di ricarica per le biciclette elettriche, completa di pompe per gonfiare le gomme, luogo di sosta della Gorski Kotar bike, percorso cicloturistico che prosegue tra colline e montagne, prati, mucche, cavalli, giardini, orti, casette in legno. Mrkopalj è un paese ordinato, una fabbrica per la lavorazione del legno e la stazione sciistica di Čelimbaš a 832 m s.l.m., piste da discesa e biathlon.
Faggete e abetaie e ancora una zona dell'orso; indumenti giacciono a terra rivoltati, come tolti in grande fretta, un sacco a pelo blu fradicio avvolge un sacchetto di tela e una felpa di cotone, uno zainetto vuoto, solo una biro nella tasca anteriore. Dietro una curva poliziotti con il mitra spianato, minacciosi, ci fermano e ci controllano.
Un percorso storico/naturalistico passa da Brestova Draga, una fortezza, caverne, grotte. Ancora poliziotti. Vrata è una fila di case schiacciata da un'autostrada: è il confine tra Alpi Giulie e Alpi Dinariche. Fuzine è cittadina turistica, molti a passeggio lungo il lago Bajersko. Riprendiamo a salire: un luccichio tra gli alberi, là in fondo alla valle, è il Golfo del Quarnaro.
Da Picchetto scendiamo al riparato Golfo di Porto Re, ed ecco Rijeka (Fiume), in alto il castello di Tersatto, a bordo del golfo una raffineria, il porto, i traghetti, poi un lungomare, una via pedonale, Ribarnica Rijeka (mercato del pesce), due padiglioni in un edificio di mattoni rossi decorato con capitelli in stile secessione viennese, l’orologio doppio sulla Torre civica che è anche porta (sopra quello tradizionale, sotto da uno spazio sbuca l'ora, dallo spazio vicino sbucano i minuti). Il Korzo è un fiume di gente e i soliti negozi dei centri delle città occidentali, un display in Jadranski Trg segna il tempo che manca al 1 febbraio 2020, data in cui Fiume diventerà per un anno Capitale Europea della Cultura.
Continuando lungo il Korzo ci dirigiamo a ovest, tra bei palazzi barocchi fra cui sbuca qualche edificio di architettura fascista. Al limite della città si unisce al nostro cammino Cesare geografo insegnante di orienteering, italiano di origine istriana, che ci spiega storia e geografia di questa penisola.
Un bel tratto di strada sul mare, qualche spiaggia, alcuni bagnanti. Si alza la bora e fa felici i windsurfer. Nei porticcioli barche, motoscafi e yacht che ballano al ritmo dal vento e nel Golfo di Preluka segnalano la presenza di squali.
Da Icici e Poljane iniziamo a salire verso il monte Učka attraversando paesi che ora sono corpo unico con Fiume e che in passato erano rivali della città costiera. La sosta notturna a Mala Učka, un villaggio di belle case in pietra e legno, pecore e vendita formaggi e lo spazio per la tenda vicino a una fontana.
Attraversiamo il Park Pirode Ucka seguendo i segnavia dell'IPP Istarski planinarski put Sentiero alpino istriano. La fredda bora spazza le cime su cui camminiamo, i sentieri sassosi sono profumati dall’abbondante salvia. Lo sguardo va lontano, a Est, oltre il Golfo del Quarnaro, sulla costa c'è il Velebit che ci hanno detto ancora minato e su cui persino gli orsi perdono la vita, a Ovest si intravedono le ombre dell'Appennino, in basso la piana dell'Arsa, un bacino carbonifero bonificato in tempo fascista, ora coltivata a piccoli appezzamenti.
Rinunciamo alla cima del Sisol, scendiamo con un sentiero scosceso e pietroso a Vozilići. Il punto più meridionale del parco Učka è Plomin, antico villaggio all'imbocco dell’omonimo vallone che forma un lungo fiordo dominato dalla ciminiera della centrale elettrica a carbone Plomin power plant, la struttura più alta costruita in Croazia: con i suoi 304 metri si staglia tra le alture vicine. Una manciata di chilometri tra una vegetazione disordinata ci fa arrivare a Štrmac, vivace centro di arte e cultura, testimoniato dal Park Skulptura Dubrova, un parco monumentale di sculture in pietra.
Da Sabljak Selo inizia la lunga teoria di case che conducono a Ogulin, cittadina dal sentore di Austria: villette con il cappotto, casette in legno dal tetto aguzzo, giardini curati, prati, gnomi, siepi, orchidee alle finestre, la piazza ha il movimento di un mercato ordinato. Un arcobaleno a 180 gradi sopra il canyon del Dobra incornicia il castello Frankopan, nobili imparentati con i romani Frangipane.
Villaggi dall'aspetto montano a un'altitudine di collina, avvallamenti dolci e improvvise impennate, un cartello ci avvisa dell'ingresso nel comune di Vrabosko, prijatelj djece amico dei bambini. Faggete e doline, la Velika Kapela a sud, con faglie, scanalature, rocce aguzze: sono le Bijele i Samarske stijene.
Da Gomirje camminiamo nella područje medvjeda zona dell'orso che termina dove il Dobra incontra il Kamačnik (torrente così impetuoso da scavare il Kanjon Kamačnika). A Vrbovsko la pioggia cessa lanciando striate rosse, fuochi accesi nel cielo ancora carico di nuvole. Nella piazza di Ravna Gora una postazione di ricarica per le biciclette elettriche, completa di pompe per gonfiare le gomme, luogo di sosta della Gorski Kotar bike, percorso cicloturistico che prosegue tra colline e montagne, prati, mucche, cavalli, giardini, orti, casette in legno. Mrkopalj è un paese ordinato, una fabbrica per la lavorazione del legno e la stazione sciistica di Čelimbaš a 832 m s.l.m., piste da discesa e biathlon.
Faggete e abetaie e ancora una zona dell'orso; indumenti giacciono a terra rivoltati, come tolti in grande fretta, un sacco a pelo blu fradicio avvolge un sacchetto di tela e una felpa di cotone, uno zainetto vuoto, solo una biro nella tasca anteriore. Dietro una curva poliziotti con il mitra spianato, minacciosi, ci fermano e ci controllano.
Un percorso storico/naturalistico passa da Brestova Draga, una fortezza, caverne, grotte. Ancora poliziotti. Vrata è una fila di case schiacciata da un'autostrada: è il confine tra Alpi Giulie e Alpi Dinariche. Fuzine è cittadina turistica, molti a passeggio lungo il lago Bajersko. Riprendiamo a salire: un luccichio tra gli alberi, là in fondo alla valle, è il Golfo del Quarnaro.
Da Picchetto scendiamo al riparato Golfo di Porto Re, ed ecco Rijeka (Fiume), in alto il castello di Tersatto, a bordo del golfo una raffineria, il porto, i traghetti, poi un lungomare, una via pedonale, Ribarnica Rijeka (mercato del pesce), due padiglioni in un edificio di mattoni rossi decorato con capitelli in stile secessione viennese, l’orologio doppio sulla Torre civica che è anche porta (sopra quello tradizionale, sotto da uno spazio sbuca l'ora, dallo spazio vicino sbucano i minuti). Il Korzo è un fiume di gente e i soliti negozi dei centri delle città occidentali, un display in Jadranski Trg segna il tempo che manca al 1 febbraio 2020, data in cui Fiume diventerà per un anno Capitale Europea della Cultura.
Continuando lungo il Korzo ci dirigiamo a ovest, tra bei palazzi barocchi fra cui sbuca qualche edificio di architettura fascista. Al limite della città si unisce al nostro cammino Cesare geografo insegnante di orienteering, italiano di origine istriana, che ci spiega storia e geografia di questa penisola.
Un bel tratto di strada sul mare, qualche spiaggia, alcuni bagnanti. Si alza la bora e fa felici i windsurfer. Nei porticcioli barche, motoscafi e yacht che ballano al ritmo dal vento e nel Golfo di Preluka segnalano la presenza di squali.
Da Icici e Poljane iniziamo a salire verso il monte Učka attraversando paesi che ora sono corpo unico con Fiume e che in passato erano rivali della città costiera. La sosta notturna a Mala Učka, un villaggio di belle case in pietra e legno, pecore e vendita formaggi e lo spazio per la tenda vicino a una fontana.
Attraversiamo il Park Pirode Ucka seguendo i segnavia dell'IPP Istarski planinarski put Sentiero alpino istriano. La fredda bora spazza le cime su cui camminiamo, i sentieri sassosi sono profumati dall’abbondante salvia. Lo sguardo va lontano, a Est, oltre il Golfo del Quarnaro, sulla costa c'è il Velebit che ci hanno detto ancora minato e su cui persino gli orsi perdono la vita, a Ovest si intravedono le ombre dell'Appennino, in basso la piana dell'Arsa, un bacino carbonifero bonificato in tempo fascista, ora coltivata a piccoli appezzamenti.
Rinunciamo alla cima del Sisol, scendiamo con un sentiero scosceso e pietroso a Vozilići. Il punto più meridionale del parco Učka è Plomin, antico villaggio all'imbocco dell’omonimo vallone che forma un lungo fiordo dominato dalla ciminiera della centrale elettrica a carbone Plomin power plant, la struttura più alta costruita in Croazia: con i suoi 304 metri si staglia tra le alture vicine. Una manciata di chilometri tra una vegetazione disordinata ci fa arrivare a Štrmac, vivace centro di arte e cultura, testimoniato dal Park Skulptura Dubrova, un parco monumentale di sculture in pietra.
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