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Settimana n. 6


20 novembre 2018 - 26 novembre 2018

Occitanie corretto Catalan, così inizia la sesta settimana; zone appartenenti a stati differenti che linguisticamente e culturalmente fanno regione con ciò che sta al di là di quella linea immaginaria tracciata dalla politica.

Nella steppa di Camp Joffre un monoblocco ipogeo è memoriale e sommario della storia del Secolo Breve, vecchio accampamento militare riconvertito a campo di raccolta di esseri umani: prima i profughi della Retirada Española, catalani che sfuggivano ai massacri del regime franchista, dopo ebrei e tzigani destinati alla deportazione nei campi tedeschi, poi collaborazionisti e prigionieri di guerra tedeschi e, dal 1962, al termine della guerra d’indipendenza algerina, centro di smistamento per gli ausiliari dell’esercito francese (harki) e le loro famiglie, infine, dal 1986 al 2007, piccolo centro di fermo amministrativo per gli immigrati pronti per l’espulsione. Storie di sofferenza a pochi chilometri da Perpignan, che a noi offre la passione per Les Dragons Catalan, squadra di rugby vincente, scontri tra polizia e studenti pro Gilets Jeunes, donne con chador, due chiacchiere con benevolens e immigrati africani e il cordonnier per la prima risuolatura degli scarponi di Riccardo.

I passi iniziali per superare i Pirenei che si stagliano innevati poco distanti sono benedetti da un’anziana signora che si commuove al racconto del nostro andare. Nell’ultima notte francese la tenda non attenua i rumori del traffico continuo dell’autostrada che sfiora Col de Panissars, già passo della Via Domitia trafficato in epoca romana, come attesta l’imponente Forte di Bellegarde. Di qua Le Perthus, una lunga teoria di negozi in un comune che è metà francese e metà spagnolo, e di là La Jonquera, carrelli di supermercati colmi di alcolici e locali a luci rosse, camionisti e donne molto truccate e poco vestite.

Iniziano i fiocchi gialli a chiedere Llibertat Presos Politics che da qui in poi incontreremo in ogni luogo abitato della Catalogna. Iniziano anche i segnavia di uno dei tanti Camino de Santiago, qui quello de Girona. E iniziano gli allevamenti di maiali dall’odore acre che pervade tutta la Catalogna Una enorme luna gialla appare per pochi istanti in un cielo nuvoloso e la notte trascorre troppo lentamente tra scrosciare di pioggia e la minaccia di una dozzina di cinghiali che raspano e grugniscono vicino a noi. Alluvioni nei dintorni di Figueres, titolano i giornali, e lo confermano la nostra tenda e le nostre ossa doloranti per la troppa umidità.

Macchia mediterranea ricopre i segni di un incendio del passata prossimo. Sugherete. Gli antichi mulini imponenti, ma decadenti di Pont a Molins. L’augurio "Buena suerte" a una cerata grigia che avvolge un giovane uomo con grande zaino: "Vengo da Alicante, vado in Italia e poi in Australia". Vilabertran è l’eclatante Monasterio de Santa Maria de Vilabertran e panchine singole, doppie e familiari, lineari e a 120° in un parco dal verde impeccabile.

Figueres è la storia e la vita di Salvador Dalì; nella notte fuochi d'artificio illuminano la finestra dell’Hostel Isabella II, necessario per ripararci da un’ennesima pioggia torrenziale e far asciugare la tenda inzuppata. Nei bar ritroviamo, dopo la lunga e felice astinenza francese, i televisori accesi.

Suggestive e fangose sterrate nei boschi collinari, pioppeti annegati in mezzo metro d'acqua. Orriols è un piccolo gioiello medievale. Il Ter diventa la nostra direttrice e Sarria de Ter è passaggio della Via Augusta e un ponte medievale distrutto dalla guerra civile, ricostruito in stile franchista, tanto simile allo stile fascista. All’incrocio di quattro fiumi ecco Girona, ciudad accollisante: ponti pedonali sull'Onyar, che scorre tra una doppia palazzata dai colori pastello, a piombo sull'acqua.

Hortes urbanos e vecchie strade ferroviarie trasformate in ciclopedonali per arrivare al Massiccio Les Guilleries: wilderness, granito e porfido, guadi e pietre che cadono, eucalipti e castagni, e lassù un’impressionante diga alta 135 metri dà forma al Pantà de Susqueda, bacino necessario per l’approvvigionamento idrico di Barcellona. La quarantaduesima notte è disturbata dal passaggio di quad ad alta velocità.




Commenti

  1. Colgo le difficoltà e la fatica di questa giornata con la memoria dei drammi umani a Camp Joffre. Forse le immagini degli ambienti incontrati ( Girona l'ho visitata virtualmente) hanno dato un pò di respiro, maiali a parte, insieme all'anziana signora che vi ha benedetto. Le scarpe di Riccardo hanno chiesto uno stop?
    Enrica

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    Risposte
    1. Dici giusto, Enrica: come sempre, nella vita, il bello e il brutto si intersecano, e anche i maiali hanno il loro perché ;-).
      Nessuno stop per la risuolatura delle scarpe di Riccardo: portate all'arrivo, nel pomeriggio, spiegando la situazione ci hanno fatto la riparazione in un tempo rapidissimo; poi per 48 ore Riccardo ha camminato con le scarpe "da riposo", tenendo gli scarponi nello zaino.

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