Settimana n. 8
4 dicembre 2018 - 10 dicembre 2018
Le giornate son sempre più corte, ci mettiamo in cammino quando è ancora buio e il Camì del Riu è illuminato dalle luci frontali di chi passa correndo. Aironi bianchi maggiori si alzano in volo e cicogne ci guardano dai nidi, sistemati sui posti più strani. Sui giornali si accendono i dibattiti sulla vittoria dell'estrema destra nelle elezioni regionali dell'Andalusia e nei bar nei quartieri industriali servono bocado e tapas già alle 10 del mattino.
Il fiume Segre diventa la nostra guida: pioppi, canne, boscaioli e canali che sbarrano il percorso, campi coltivati, frutteti e serre. Aitona è arabi, terrazze fluviali quaternarie e Fruiturisme: la Ruta de l’arbre fruiter è una proposta turistica molto apprezzata. A Torres de Segre c'è la Festa Major de Santa Barbara e la notte è illuminata dai fuochi d’artificio, che però non allontanano il freddo e la nebbia. Un Camì natural tra flora mista (mediterranea, montana e desertica) porta a La Granja d'Escarp, un piazzale di frasi e murales che inneggiano al viaggio, e alcune case fatiscente in cui qualcuno tenta una vita normale.
Costeggiando pareti dalle pietre instabili e pericolose sconfiniamo in Aragona. Alla confluenza del Segre con gli Embalse formati dal fiume Ebro facciamo sosta a Mequinenza, meta di turismo per pescatori, amata dai tedeschi, attirati da pesci siluro da 130 kg; il catalano lascia il posto allo spagnolo e tallat (il caffè macchiato) diventa cortado.
Il 6 dicembre è festa nazionale della Costituzione (dal 1978), però viene celebrata con scontri indignados-polizia. Il GR (gran recorrido) 99 ripercorre il Camì de sirga così chiamato in ricordo dei peons del lla but che tiravano a braccia le barche controcorrente. Un percorso interno tra vecchie miniere in disuso, olivi, mandorli e suinifici per arrivare ad Almatret, vuota e silenziosa. Una distesa di pale eoliche sulla serra. Nella Riserva Natural de Sebes cavalli bianchi della Camargue e cicogne che per il troppo freddo non si fanno vedere, ma si palesano con il loro inconfondibile verso tac tac tac tac: le cicogne non cantano, sbattono il becco e raramente sibilano.
Un'auto della Guardia civil si ferma e ci scruta sospettosa, a una manciata di chilometri da Flix, un'isola in un'ansa dell'Ebro, un castello lassù sul promontorio, il barquero di un paso de barca che rifiuta la Costituzione e vuole l’autonomia per la Catalunya, e l'immenso impianto chimico ERCROS, altamente inquinante, che ha richiesto un ambizioso piano di pulizia delle acque. Appena più in là le due centrali nucleari di Ascó e, in città, il Pou de la neu, un pozzo interrato per la conservazione della neve del diametro di una decina di metri in parte riempito dalle macerie scaricate dall'ex proprietario durante i lavori alla casa.
Lungo l’Ebro si susseguono bunker costruiti durante la Guerra Civile per difendere fiume e ferrovia. Il Paso dell'Ase è un tortuoso sentiero a picco sull'Ebro, a tratti gradinato, pietre fluviali incastonate in pareti argillose. Una minuscola pineta, a un passo dalla strada ferrata, è spazio per la tenda. Uliveti e agrumeti: assaggiamo il primo mandarino e la prima arancia del viaggio. Mora d'Ebre è un parco fluviale, motoscafi, una stradina pedonale e il nucleo antico, sui muri i ricordi di un'alluvione del 23/10/1907, casette rifinite, un passato di mori e il tallat si chiama cortado, ma sui muri la scritta ni oblì ni perdò per ricordare che siamo nella Catalogna di confine.
Tra Benissanet a Miravet c’è sapore di oriente: palme, atelier di ceramica, piante ornamentali, un castello dei Templari. Beniffallet è allegro caos di gente in bici e per noi è l'inizio di una Via Verde: tunnel e viadotti tra oliveti e campi di naranje (arance). Il maestrale da NordOvest ci spinge a Roquetes che ha un carrer de l'1 d'octubre in ricordo delle cariche della polizia per evitare che la gente votasse per il referendum sull’indipendenza. Tortosa è un castello moresco, una cattedrale, una strada centrale sinuosa e arabeggiante, è luce di mare e un Ebro che si apre in canali per diventare Delta.
Il vento continua, ci sposta spingendo gli zaini. La tenda si monta con fatica sul bordo di un prato appena fuori da CampRedò. Le folate di vento si rinforzano e diventano burrasca forte nella notte. A mezzanotte i picchetti desistono e saltano via; usciamo a cercare di levare la tenda, ma nel frastuono del vento anche un materassino s'invola. Proviamo a continuare il sonno su una panchina poco accogliente, ma lo spazio è poco e il vento freddo non aiuta. Ripartiamo che non è ancora l'alba, diretti ad Amposta: ci stupisce un ponte disseminato di lucchetti, rimembranza del film "Tre metri sopra il cielo". Una lunga e dritta strada sterrata termina a Sant Carles de la Rapita, dove l'Ebro si fa Mar Mediterraneo, racchiuso da una laguna. I giornali raccontano di proteste degli agricoltori contro la UE che permette l'importazione di arance dal Sudafrica. Un sentiero segnalizado ad accarezzare l'acqua (parte del progetto Il gran cammino della costa) ci porta all'hotel Carlo III di Alcanar playa, per una necessaria notte di sonno tranquillo.
Il fiume Segre diventa la nostra guida: pioppi, canne, boscaioli e canali che sbarrano il percorso, campi coltivati, frutteti e serre. Aitona è arabi, terrazze fluviali quaternarie e Fruiturisme: la Ruta de l’arbre fruiter è una proposta turistica molto apprezzata. A Torres de Segre c'è la Festa Major de Santa Barbara e la notte è illuminata dai fuochi d’artificio, che però non allontanano il freddo e la nebbia. Un Camì natural tra flora mista (mediterranea, montana e desertica) porta a La Granja d'Escarp, un piazzale di frasi e murales che inneggiano al viaggio, e alcune case fatiscente in cui qualcuno tenta una vita normale.
Costeggiando pareti dalle pietre instabili e pericolose sconfiniamo in Aragona. Alla confluenza del Segre con gli Embalse formati dal fiume Ebro facciamo sosta a Mequinenza, meta di turismo per pescatori, amata dai tedeschi, attirati da pesci siluro da 130 kg; il catalano lascia il posto allo spagnolo e tallat (il caffè macchiato) diventa cortado.
Il 6 dicembre è festa nazionale della Costituzione (dal 1978), però viene celebrata con scontri indignados-polizia. Il GR (gran recorrido) 99 ripercorre il Camì de sirga così chiamato in ricordo dei peons del lla but che tiravano a braccia le barche controcorrente. Un percorso interno tra vecchie miniere in disuso, olivi, mandorli e suinifici per arrivare ad Almatret, vuota e silenziosa. Una distesa di pale eoliche sulla serra. Nella Riserva Natural de Sebes cavalli bianchi della Camargue e cicogne che per il troppo freddo non si fanno vedere, ma si palesano con il loro inconfondibile verso tac tac tac tac: le cicogne non cantano, sbattono il becco e raramente sibilano.
Un'auto della Guardia civil si ferma e ci scruta sospettosa, a una manciata di chilometri da Flix, un'isola in un'ansa dell'Ebro, un castello lassù sul promontorio, il barquero di un paso de barca che rifiuta la Costituzione e vuole l’autonomia per la Catalunya, e l'immenso impianto chimico ERCROS, altamente inquinante, che ha richiesto un ambizioso piano di pulizia delle acque. Appena più in là le due centrali nucleari di Ascó e, in città, il Pou de la neu, un pozzo interrato per la conservazione della neve del diametro di una decina di metri in parte riempito dalle macerie scaricate dall'ex proprietario durante i lavori alla casa.
Lungo l’Ebro si susseguono bunker costruiti durante la Guerra Civile per difendere fiume e ferrovia. Il Paso dell'Ase è un tortuoso sentiero a picco sull'Ebro, a tratti gradinato, pietre fluviali incastonate in pareti argillose. Una minuscola pineta, a un passo dalla strada ferrata, è spazio per la tenda. Uliveti e agrumeti: assaggiamo il primo mandarino e la prima arancia del viaggio. Mora d'Ebre è un parco fluviale, motoscafi, una stradina pedonale e il nucleo antico, sui muri i ricordi di un'alluvione del 23/10/1907, casette rifinite, un passato di mori e il tallat si chiama cortado, ma sui muri la scritta ni oblì ni perdò per ricordare che siamo nella Catalogna di confine.
Tra Benissanet a Miravet c’è sapore di oriente: palme, atelier di ceramica, piante ornamentali, un castello dei Templari. Beniffallet è allegro caos di gente in bici e per noi è l'inizio di una Via Verde: tunnel e viadotti tra oliveti e campi di naranje (arance). Il maestrale da NordOvest ci spinge a Roquetes che ha un carrer de l'1 d'octubre in ricordo delle cariche della polizia per evitare che la gente votasse per il referendum sull’indipendenza. Tortosa è un castello moresco, una cattedrale, una strada centrale sinuosa e arabeggiante, è luce di mare e un Ebro che si apre in canali per diventare Delta.
Il vento continua, ci sposta spingendo gli zaini. La tenda si monta con fatica sul bordo di un prato appena fuori da CampRedò. Le folate di vento si rinforzano e diventano burrasca forte nella notte. A mezzanotte i picchetti desistono e saltano via; usciamo a cercare di levare la tenda, ma nel frastuono del vento anche un materassino s'invola. Proviamo a continuare il sonno su una panchina poco accogliente, ma lo spazio è poco e il vento freddo non aiuta. Ripartiamo che non è ancora l'alba, diretti ad Amposta: ci stupisce un ponte disseminato di lucchetti, rimembranza del film "Tre metri sopra il cielo". Una lunga e dritta strada sterrata termina a Sant Carles de la Rapita, dove l'Ebro si fa Mar Mediterraneo, racchiuso da una laguna. I giornali raccontano di proteste degli agricoltori contro la UE che permette l'importazione di arance dal Sudafrica. Un sentiero segnalizado ad accarezzare l'acqua (parte del progetto Il gran cammino della costa) ci porta all'hotel Carlo III di Alcanar playa, per una necessaria notte di sonno tranquillo.
Che resistenza avete ! Col meteo dico; messi alla prova anche questa volta!
RispondiElimina😊
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