Settimana n. 20
26 febbraio 2019 - 4 marzo 2019
Un ponte sul rio Deva ed è Cantabria. Sentieri tra montagna e mare, la riserva del rio Nansa, la turistica San Vicente de La Barquera, gli svariati chilometri di arenile del Parque Natural Oyambre, i palazzi suggestivi di Comillas: il Palacio de Sobrellano, El Capricho de Gaudì, il seminario pontificio e il centro universitario; al Mirador a Comillas la nebbia che sale dal Mar Cantabrico avvolge la tenda e le luci lungo la costa rendono suggestivo il paesaggio.
E poi ancora piccole aldee bucoliche. Due odori ci accompagnano: il dolciastro letame e l'acre fermento del fieno imballato in plasticoni neri. A Cobreces il rosso della chiesa di San Pietro contrasta con l'abadia cistercense di S. Maria de Viaceli, bianca come lo squisito formaggio preparato dai suoi monaci. Stupefacente è Santillana del Mar, che racchiude tre bugie nel nome, perché non è santa, non è piana e non è sul mar, però è una perla di belle architetture, di case in pietra, di palazzi antichi, di storia: qui i Liguri si opposero ai Romani e qui visse lo scultore Jesus Otero, e si passeggia tra le sue opere.
Capre, pecore e cavalli sono animali da compagnia che passeggiano nei giardini delle case. Al Parque rio del Carmen di Boo de Guarnizo il monumento ai caduti nella guerra civile e l'elenco dei concittadini finiti a Mauthausen. Astillero è storia lontana, Portus Victoriae (ora Santander) era il suo porto, miniere romane e monasteri medievali, galeoni da costruire per tutelare la Carrera de las Indias, la rotta delle ricchezze delle lontane Americhe. E inizia la senda costera, sentiero tra la costa e i Monti Cantabrici, che si incuneano nella piana per arrivare al mare.
A Guemes la Cabana dell'abuelo Peuto è una grande casa e tante casette per i pellegrini, come la tedesca Nanja che fa il cammino per ritrovare dio. Padre Ernesto ha un passato da parroco e missionario nelle Ande: parliamo di storia e indipendenza delle regioni spagnole, di Merkel e Germania, di immigrazione e di un'Europa che dovrebbe essere meno economia e più politica sociale.
Da San Miguel de Moruelo ancora valli che sanno di montagna e peschi e ciliegi in fiore. Oltre la zona paludosa e dunale della Ria de Treto rivediamo il mare di una baia di spiagge e pescherecci a Laredo, in festa per carnevale: famiglie vestite da api, da antichi romani e da Celti, streghe, superMario e Moire Orfei, un bimbo mascherato: "oh, Zorro!" "No, un vampiro" ci corregge il papà Alessandro in italiano, tree climber con la mamma italiana di Villarbasse, conosce Viù e va ad arrampicare ai Tornetti ogni estate. Quando inizia una musica festaiola noi siamo già alti sopra la città a osservare un promontorio che parla di wilderness.
"Non perdetevi il centro di Castro-Urdiales" si raccomanda Alessandro, ed eccola: una bellissima cattedrale, un bastione, un centro pedonale medievale, un lungomare di edifici stile Versailles, turisti a passeggio. Ancora qualche chilometro per terminare la tappa all'Albergue Tu Camino de Onton: l'hospitalera Maria, il valenciano Josef e una coppia tedesca, Vanessa e York, un omone allegro e caciarone. La cena condivisa è occasione per scambiarsi idee su Francisco Franco ("nelle scuole si dicevano le preghiere e si andava a messa"), su Ibiza ("Formentera è provincia italiana"), sull'indipendenza catalana ("l'ha voluta il 90% dei votanti, ma ha votato il 42% della popolazione") e sulla paella ("la vera paella è quella Valenciana, con un sottile strato di riso sui bordi della padella").
Una Via verde ci introduce nell'archeologia mineraria, a picco sulle onde. Un ponticello pedonale sul Rio Barbadun per cambiare regione e lingua: siamo nei Paesi Baschi, qui i cartelli sono nell'incomprensibile preindoeuropea Euskara, proibita da Francisco Franco, ma ancora viva.
Juan cammina due ore con noi e ci dà lezione di lingua: Aupa è il saluto, Eskerrik asko per dire grazie; tanti burritos: la carne d'asino non si può vendere, ma in molti la mangiano. Arriviamo sotto casa di Juan a Gallarta, proseguiamo senza che ci offra nemmeno un bicchiere d'acqua.
Portugalete è il Puente colgante de Vizcaya Zubia (ponte trasportatore in cui un traghetto a cavo si muove incessantemente tra le due sponde) e un tapis roulant lungo la via principale. Immigrati clandestini cercano di raggiungere l'Inghilterra, aiutati da traghettatori locali mimetizzati e mimetici, il Cammino va a Bilbao, noi invece di marciapiede in marciapiede arriviamo all'antico seminario di Derio, imponente e fascista. Nella notte gli aerei fan sentire alla tenda il brivido dell'atterraggio, il cielo è plumbeo però siamo ottimisti perché Juan ci ha spiegato che se la cima sopra Pobena ha nuvole chiare certamente non pioverà.
E poi ancora piccole aldee bucoliche. Due odori ci accompagnano: il dolciastro letame e l'acre fermento del fieno imballato in plasticoni neri. A Cobreces il rosso della chiesa di San Pietro contrasta con l'abadia cistercense di S. Maria de Viaceli, bianca come lo squisito formaggio preparato dai suoi monaci. Stupefacente è Santillana del Mar, che racchiude tre bugie nel nome, perché non è santa, non è piana e non è sul mar, però è una perla di belle architetture, di case in pietra, di palazzi antichi, di storia: qui i Liguri si opposero ai Romani e qui visse lo scultore Jesus Otero, e si passeggia tra le sue opere.
Capre, pecore e cavalli sono animali da compagnia che passeggiano nei giardini delle case. Al Parque rio del Carmen di Boo de Guarnizo il monumento ai caduti nella guerra civile e l'elenco dei concittadini finiti a Mauthausen. Astillero è storia lontana, Portus Victoriae (ora Santander) era il suo porto, miniere romane e monasteri medievali, galeoni da costruire per tutelare la Carrera de las Indias, la rotta delle ricchezze delle lontane Americhe. E inizia la senda costera, sentiero tra la costa e i Monti Cantabrici, che si incuneano nella piana per arrivare al mare.
A Guemes la Cabana dell'abuelo Peuto è una grande casa e tante casette per i pellegrini, come la tedesca Nanja che fa il cammino per ritrovare dio. Padre Ernesto ha un passato da parroco e missionario nelle Ande: parliamo di storia e indipendenza delle regioni spagnole, di Merkel e Germania, di immigrazione e di un'Europa che dovrebbe essere meno economia e più politica sociale.
Da San Miguel de Moruelo ancora valli che sanno di montagna e peschi e ciliegi in fiore. Oltre la zona paludosa e dunale della Ria de Treto rivediamo il mare di una baia di spiagge e pescherecci a Laredo, in festa per carnevale: famiglie vestite da api, da antichi romani e da Celti, streghe, superMario e Moire Orfei, un bimbo mascherato: "oh, Zorro!" "No, un vampiro" ci corregge il papà Alessandro in italiano, tree climber con la mamma italiana di Villarbasse, conosce Viù e va ad arrampicare ai Tornetti ogni estate. Quando inizia una musica festaiola noi siamo già alti sopra la città a osservare un promontorio che parla di wilderness.
"Non perdetevi il centro di Castro-Urdiales" si raccomanda Alessandro, ed eccola: una bellissima cattedrale, un bastione, un centro pedonale medievale, un lungomare di edifici stile Versailles, turisti a passeggio. Ancora qualche chilometro per terminare la tappa all'Albergue Tu Camino de Onton: l'hospitalera Maria, il valenciano Josef e una coppia tedesca, Vanessa e York, un omone allegro e caciarone. La cena condivisa è occasione per scambiarsi idee su Francisco Franco ("nelle scuole si dicevano le preghiere e si andava a messa"), su Ibiza ("Formentera è provincia italiana"), sull'indipendenza catalana ("l'ha voluta il 90% dei votanti, ma ha votato il 42% della popolazione") e sulla paella ("la vera paella è quella Valenciana, con un sottile strato di riso sui bordi della padella").
Una Via verde ci introduce nell'archeologia mineraria, a picco sulle onde. Un ponticello pedonale sul Rio Barbadun per cambiare regione e lingua: siamo nei Paesi Baschi, qui i cartelli sono nell'incomprensibile preindoeuropea Euskara, proibita da Francisco Franco, ma ancora viva.
Juan cammina due ore con noi e ci dà lezione di lingua: Aupa è il saluto, Eskerrik asko per dire grazie; tanti burritos: la carne d'asino non si può vendere, ma in molti la mangiano. Arriviamo sotto casa di Juan a Gallarta, proseguiamo senza che ci offra nemmeno un bicchiere d'acqua.
Portugalete è il Puente colgante de Vizcaya Zubia (ponte trasportatore in cui un traghetto a cavo si muove incessantemente tra le due sponde) e un tapis roulant lungo la via principale. Immigrati clandestini cercano di raggiungere l'Inghilterra, aiutati da traghettatori locali mimetizzati e mimetici, il Cammino va a Bilbao, noi invece di marciapiede in marciapiede arriviamo all'antico seminario di Derio, imponente e fascista. Nella notte gli aerei fan sentire alla tenda il brivido dell'atterraggio, il cielo è plumbeo però siamo ottimisti perché Juan ci ha spiegato che se la cima sopra Pobena ha nuvole chiare certamente non pioverà.
Posti davvero molto belli e l'incontro con Juan un pò deludente dice forse che è importante parlare di sè senza dover parlare con altri... Forse.
RispondiEliminaJuan è stato la conferma di una Spagna che si è rivelata non troppo accogliente: eravamo troppo strani ;-)
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