Settimana n. 25
2 aprile 2019 - 8 aprile 2019
Argini d'erba tra canali, sterrate e stradine private a cui sono ammessi solo pedoni e velo, tra campi coltivati e qualche vigna, e nei paesi distributori automatici di baguette.
Le pale del Moulin de Rairé girano a vento dal 1580, il negozio vende farine macinate a mola e birre artigianali.
Appesi agli alberi lungo la via vari avis de recherche: un gallo, una gallina e otto pulcini sono dispersi e il nono pulcino li chiama, non mangia e si sta lasciando morire. Scrosci di pioggia, folate di vento, grandine, le strade son strisce nere sinuose tra canali e pascoli verdi.
Le Champ des fusillés (in memoria di 33 cittadini fucilati) a Bouin ci ricorda che la Vandea, monarchica, si oppose strenuamente al Governo Rivoluzionario.
Un ponte a schiena d'asino molto ripido sul Le Falleron ci fa passare a Port du Collet, nella Loire Atlantique, e nuovamente all'Oceano e alle spiagge ricoperte da strati di gusci di ostriche e cozze, alle dune, ai pontili protesi nel mare e al sentiero litorale, alto sulla scogliera. Il Dolmen du Prédaire è una tomba megalitica del neolitico alle porte di Pornic, una cittadina balneare vivace, anche ad aprile.
Ragazzini, poco più che bambini, in bicicletta, a piedi, sul monopattino, soli, in coppia o in piccoli gruppi viaggiano sui percorsi protetti che corrono anche lungo strade trafficate nonostante il tempo inclemente.
Ci avviciniamo al Pont Saint Nazaire e un camperista si offre di traghettarci sull'altra sponda; ringraziamo, ma procediamo su questa opera impressionante che scavalca la Loira quando incontra le acque torbide dell'oceano. Quattro chilometri a salire fino a sessanta metri d'altezza, traffico d'auto e di camion, ancora pioggia e raffiche di vento che spingono lo zaino e ci sbilanciano, un marciapiede essenziale rialzato vicino all’alto parapetto. Passi sempre più rapidi e un sospiro di sollievo: siamo a Saint Nazaire, città portuale dalle nazionalità mischiate. Un presidio Gilet Jaunes segna l'ingresso in città. I Chantiers de l'Atlantique costruiscono transatlantici, ne ammiriamo uno che per ora è uno scheletro d'acciaio. Una città estesa e caotica che viaggia e lavora: al Brit Hotel, di fronte alla stazione, la colazione è servita a partire dalle 4,30 del mattino.
Il Parc régional de Brière non è Bretagna amministrativamente, ma è Bretagna storicamente. Cavalli ovunque: al pascolo, nelle scuole di equitazione, nei maneggi, in viaggio, nelle trasmissioni in TV; e nei bar le scommesse. Rannicchiate nel bocage (grazioso paesaggio rurale) case basse e minime, di pietra, bianche, grigie o color pastello, agglomerate o singole: tetti neri, di ardesia o cannucciato, aiuole fiorite, steccati bassi oppure nulla. La pioggia però rende tutto monotono e piatto. Tra meleti e serre compare Herbignac: un castello, tanta storia. La Roche-Bernard è un porto di barche a vela, la sagoma di una ghigliottina nel luogo in cui questa funzionò durante la Rivoluzione, gallerie d'arte e un ponte sulla Vilaine per entrare nella Bretagna ufficiale. Paesaggi bucolici, il dolciastro odore di letame, mucche, pecore, arieti e ancora cavalli. I giardinieri qui son paesaggisti.
Rochefort en terre è un centro medievale curatissimo, i suoni angelici in una cattedrale, due giovani pasticceri che fanno torte bretoni e un torrone artigianale eccezionali e il proprietario del café Breton che ricorda Obelix e "la gastronomia italiana è super, adoro la pasta", dice, dopo aver precisato "qui è Bretagna, non è Francia" e aver spiegato che si possono frequentare scuole bretoni dalla materna alle superiori.
Il GR ci fa salire sulle colline del Site des ardoisieres de Pluherlin, qua e là qualche freccia per Santiago. Un mare giallo di colza ondeggia sospinto dal vento e bagnato dalla pioggia. La Voie verte Questembert Mauron è una vecchia ferrovia: famiglie la percorrono nonostante il cielo corrucciato e l’aria fredda.
Al ponte sull'Oust il Canal de Nantes a Brest ci porta a Roc St. André: una chiesa maestosa, dall'originale torre campanaria, un Parc aventure, castelli e dolmen e, un po’più a nord, l'Horologe Astronomique de Frère Bernardin a Ploërmel.
Le pale del Moulin de Rairé girano a vento dal 1580, il negozio vende farine macinate a mola e birre artigianali.
Appesi agli alberi lungo la via vari avis de recherche: un gallo, una gallina e otto pulcini sono dispersi e il nono pulcino li chiama, non mangia e si sta lasciando morire. Scrosci di pioggia, folate di vento, grandine, le strade son strisce nere sinuose tra canali e pascoli verdi.
Le Champ des fusillés (in memoria di 33 cittadini fucilati) a Bouin ci ricorda che la Vandea, monarchica, si oppose strenuamente al Governo Rivoluzionario.
Un ponte a schiena d'asino molto ripido sul Le Falleron ci fa passare a Port du Collet, nella Loire Atlantique, e nuovamente all'Oceano e alle spiagge ricoperte da strati di gusci di ostriche e cozze, alle dune, ai pontili protesi nel mare e al sentiero litorale, alto sulla scogliera. Il Dolmen du Prédaire è una tomba megalitica del neolitico alle porte di Pornic, una cittadina balneare vivace, anche ad aprile.
Ragazzini, poco più che bambini, in bicicletta, a piedi, sul monopattino, soli, in coppia o in piccoli gruppi viaggiano sui percorsi protetti che corrono anche lungo strade trafficate nonostante il tempo inclemente.
Ci avviciniamo al Pont Saint Nazaire e un camperista si offre di traghettarci sull'altra sponda; ringraziamo, ma procediamo su questa opera impressionante che scavalca la Loira quando incontra le acque torbide dell'oceano. Quattro chilometri a salire fino a sessanta metri d'altezza, traffico d'auto e di camion, ancora pioggia e raffiche di vento che spingono lo zaino e ci sbilanciano, un marciapiede essenziale rialzato vicino all’alto parapetto. Passi sempre più rapidi e un sospiro di sollievo: siamo a Saint Nazaire, città portuale dalle nazionalità mischiate. Un presidio Gilet Jaunes segna l'ingresso in città. I Chantiers de l'Atlantique costruiscono transatlantici, ne ammiriamo uno che per ora è uno scheletro d'acciaio. Una città estesa e caotica che viaggia e lavora: al Brit Hotel, di fronte alla stazione, la colazione è servita a partire dalle 4,30 del mattino.
Il Parc régional de Brière non è Bretagna amministrativamente, ma è Bretagna storicamente. Cavalli ovunque: al pascolo, nelle scuole di equitazione, nei maneggi, in viaggio, nelle trasmissioni in TV; e nei bar le scommesse. Rannicchiate nel bocage (grazioso paesaggio rurale) case basse e minime, di pietra, bianche, grigie o color pastello, agglomerate o singole: tetti neri, di ardesia o cannucciato, aiuole fiorite, steccati bassi oppure nulla. La pioggia però rende tutto monotono e piatto. Tra meleti e serre compare Herbignac: un castello, tanta storia. La Roche-Bernard è un porto di barche a vela, la sagoma di una ghigliottina nel luogo in cui questa funzionò durante la Rivoluzione, gallerie d'arte e un ponte sulla Vilaine per entrare nella Bretagna ufficiale. Paesaggi bucolici, il dolciastro odore di letame, mucche, pecore, arieti e ancora cavalli. I giardinieri qui son paesaggisti.
Rochefort en terre è un centro medievale curatissimo, i suoni angelici in una cattedrale, due giovani pasticceri che fanno torte bretoni e un torrone artigianale eccezionali e il proprietario del café Breton che ricorda Obelix e "la gastronomia italiana è super, adoro la pasta", dice, dopo aver precisato "qui è Bretagna, non è Francia" e aver spiegato che si possono frequentare scuole bretoni dalla materna alle superiori.
Il GR ci fa salire sulle colline del Site des ardoisieres de Pluherlin, qua e là qualche freccia per Santiago. Un mare giallo di colza ondeggia sospinto dal vento e bagnato dalla pioggia. La Voie verte Questembert Mauron è una vecchia ferrovia: famiglie la percorrono nonostante il cielo corrucciato e l’aria fredda.
Al ponte sull'Oust il Canal de Nantes a Brest ci porta a Roc St. André: una chiesa maestosa, dall'originale torre campanaria, un Parc aventure, castelli e dolmen e, un po’più a nord, l'Horologe Astronomique de Frère Bernardin a Ploërmel.
Emozione per l'immagine dei pulcini dispersi , una settimana nel verde. Dal vostro racconto a volte mi sembra di fare percorsi nella storia e di geografia che non guasta. Un percorso che anni fa abbiamo 'gustato' anche noi.
RispondiEliminaConoscere Storia e storie, paesaggi e Geografia: un grande dono che ci ha fatto questo cammino in Europa!
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