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Ripercorrete con noi l'Europa!

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Settimana n. 38


2 luglio 2019 - 8 luglio 2019

La nuova linea guida è il fiume Zaya. Sfioriamo il Liechtenstein Schloss Wilfersdorf, da sempre proprietà dei principi del Liechtenstein.

A Neusiedl an der Zaya una breve pausa: frittatensuppe e knödel suppe e un percorso verso est, ora che l'Eurovelo 9 piega a nord. Campagne di cereali, zucche, girasoli lungo sterrate che portano dritto dritto a Hohenau an der March, l'ultimo comune austriaco del nostro cammino: a nord confina con la Cechia, a est con la Slovacchia, Nazione in cui entriamo attraversando uno dei rarissimi e recenti ponti sulla Morava.

Una quantità smisurata di zanzare ci costringe a correre a Moravský Svätý Ján, dove sostiamo su una panchina in piazza per riprendere forze dopo la tortura (punture ovunque, anche nelle orecchie). Lubos e la figlia Veronica si avvicinano e, in inglese fluente, ci invitano: "Stasera avete un posto per mettere la tenda, il giardino di casa nostra”, e ci aiutano a comprendere meglio la Slovacchia.

Riprendiamo il cammino nella foresta: non ci sono percorsi segnati, ma sterrate tranquille e pochi paesi. Gli altoparlanti di Borský Svätý Jur-Tomky rompono improvvisamente il silenzio: musica e annunci, poi torna il cinguettio degli uccelli. Studenka è calda nel sole di mezzogiorno, il paese trasuda una malinconia sottile. Tornano strade di sabbia e di terra nelle foreste di pini silvestri, passano camion militari e in cielo volano aerei militari.

Rohozník non ha un centro, solo casette ordinate in fila per due. Da Sološnica i Malé Karpaty ci accolgono, con percorsi e fresche faggete. Doľany è terra di letterati: lungo la via pannelli indicano case e storie di ciascuno e ricompare la Jakubska Cesta: conchiglie gialle in campo blu indica Santiago. Il B-Club serve caffè Lavazza e la Nugatova-kokosova torticka che rivisita la Sachertarte in chiave slovacca.

Vigne, cereali, tori beige, colline morbide; teniamo a bada nuvole di zanzare con il Repelent Predator regalatoci da Lubos. Mietitrebbiatrici si muovono alacremente nei campi di grano: tagliano, triturano, accumulano e sparano i chicchi nei cassoni di grandi camion.

Un'area industriale ed ecco il centro di Trnava, una città sede di due università, soprannominata Slovenský Rím per la presenza di numerose chiese. Assaggiamo la Kofola, l'alternativa socialista alle varie Cola occidentali. Il 5 luglio le campane suonano a festa alle sette del mattino per ricordare i Santi Cirillo e Metodio. Procediamo lungo un minuscolo canale, abitato da rane che gracidano allegre, poi sterrate su cui si muovono camion agricoli e trattori. Agli incroci altarini e crocifissi.

Sereď è preceduta da una estesa zona di logistica, un viavai di camion DHL tra Lidl e AMAZON, appena oltre il Museo dell’Olocausto è ex campo di concentramento della Seconda guerra mondiale. Il fiume Váh ci regala un argine pedonale in una campagna coltivata a cereali e mais, donne raccolgono lavanda, facendone mazzetti.

Tende di pescatori sulle sponde del lago Vodná nádrž Kráľová. A Šaľa l'argine perde la sua segnaletica con frecce e si riduce la percorribilità per la presenza di erba alta. Il caldo afoso ci stordisce, ma albicocchi lungo la via ci rifocillano.

Vlčany è una cittadina triste, tutta distesa lungo la via principale, una piazzetta con una fontana di acqua solforosa, che una donna e un ragazzo cercano di venderci imbottigliata. Ricominciano silenzio e coltivi, boschetti densamente abitati da zanzare, orti. Le prime case di Dedina Mládeže sono fattorie, con galline e cavalli, e tuoni e fulmini, scrosci di pioggia e una signora che si affaccia dal recinto del giardino e ci offre kave, caffè.

Kolárovo ha villette moderne, il Watermill Museum che riproduce un mulino galleggiante su barche e nella piazza un tubo che nebulizza acqua per rinfrescare i passanti. L'argine continua asfaltato e ben segnato da frecce e segnavia Sultanstrail. Lepri, caldo, cicogne becchettano sui prati.

Il profumo dei barbecue precede Komárno, sulla riva del Vah casette con pochi metri quadrati di base, due piani più mansarda, un tetto spiovente, una periferia immobile, famiglie di romané, una fortezza asburgica che si affaccia sulla confluenza tra Vah e Danubio. L'Hotel Bow Garden è un'ex-sinagoga, sontuosamente kitsch, in sottofondo musiche popolari ballabili e una evergreen "Marina" in magiaro. Un nuovo passaggio di confine, segnato dal Danubio e dall'Erzsebet Hid, ponte che vide il passaggio dei carri armati sovietici diretti a Praga per reprimere i moti della Primavera del ’68.

Cambiamo euro con fiorini ungheresi e Komárno diventa Komárom. Quattro cicloturisti (il viaggio partito da Roma tracciato sulla maglia) fanno allegra caciara lungo l'Eurovelo 6, la ciclabile del Danubio. Noi l’abbandoniamo poco più in là, quando è segnata sulla via trafficata parallela al fiume, e proseguiamo sulle colline nell’Area di protezione del paesaggio Gerecsei. Pecore, maiali liberi, scrofe minacciose a difendere i piccoli, risate e allegria da accampamenti di giovani, laghetti e il Malomvölgy Büfé di Tardos che ci tenta con un merluzzo fritto e un prato in cui cantano i grilli, posto giusto per aprire la nostra tenda.


Commenti

  1. accoglienza garantita tra zanzare e giardino di casa di Lubos e caffè! Ma l'antizanzare di Lubos funziona meglio dei nostri?
    Quanto verde, giardini e storia continuate a incontrare

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