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Ripercorrete con noi l'Europa!

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Settimana n. 48


10 settembre 2019 - 16 settembre 2019

Nel cimitero di Podvraće una lapide ricorda i partigiani morti contro i fascisti del '42. Insegne e scritte in cirillico, banchetti di miele e sciroppi; in alto, bianco, incastonato nella roccia ecco il monastero di Ostrog.

Ridiscendiamo in pianura, case in pietra anticipano Nikšić, città dalla ricca storia illirica e romana: un bel centro pedonale, il palazzo di re Nikola, parchi e molta modernità; conosciamo Radi, giovane tifoso della Juventus. Case e casette, tronchi nei giardini, qualcuno li taglia con l'accetta, qualcuno con la motosega.

Most na Mostanici è un antico ponte romano: intorno rifiuti, nemmeno un cartello segnaletico, Slansko Jezero e Krupacko Jezero sono laghi artificiali, però con fascino: isolette il primo, spiaggette il secondo. Percorriamo la Pruga Nikšić-Bileca, ferrovia, ora dismessa, che ebbe una grande importanza "L'ultimo treno da Nikšić a Bileca è partito il 29 maggio 1976, a 13 ore e 18 minuti". A Trubjela assaggiamo agnello cotto secondo tradizione e uno squisito dolce di miele e noci. La vecchia ferrovia prosegue, sospesa su una dolina profonda 150 metri.

L’ingresso in Bosnia ed Erzegovina è a Granični prijelaz Klobuk: il poliziotto ci domanda da dove veniamo e dove andremo. Il panorama è entusiasmante, monti carsici e prati, casette ordinate e giardini in cui pascolano pecore, le anse del fiume Trebisnjica risaltano azzurre su verde. All'hotel Jazina Club, alla confluenza tra i fiumi Suzica e Jazina, pranzava Tito con i suoi ospiti stranieri, primo esempio di edonismo di sinistra.

La sterrata lungo il fiume Jazina va tra giardini e case, mucche al pascolo e cartelli rossi con teschio: Opasnost od mina rizicno područje pericolo di mina area a rischio. Risaliamo il fiume Trebisnjica, il ponte Arslanagića Ćuprija ci fa entrare a Trebinje, città che fu punto strategico nella guerra Jugoslava; i bambini salutano, la città è pulita, tutta nuova o rinnovata, un parco, il monastero Hercegovačka Gračanica sulla collina di Crkvina, un centro commerciale, negozi e nell'angolo di una piazza un ordinato mercato dei contadini. Per noi un cambio di euro in moneta locale (BAM o KM) e una nuova SIM. Le frecce stradali indicano Nikšić e Belgrado, non Sarajevo: siamo nella Repubblika Serbska, l'entità bosniaca che si sente Serbia.

Saliamo sulle montagne a nord di Trebinje, belle case in una periferia ordinata, salvia selvatica profumatissima al bordo della strada. La valle è campi coltivati a piccoli appezzamenti, villette, in un'ansa del fiume un hotel è castello moderno, con merli, giardino all'inglese, piscina e poco più in là il Grad Sunca Aqua Park.

La via si fa sterrata e pietrosa e compare la segnaletica biancorossa Via Dinarica E501. I toponimi solo in cirillico. Mucche e pecore al pascolo, allevamenti di polli, coltivazioni di tabacco e tabacco appeso a seccare in serra. Ljubinje ha locali, gente, parchi, chiesa, moschea, cimitero, alcuni percorsi ciclabili diretti al mare, però la Via Dinarica non prosegue, e ci spiegano: "Da qui a Stolac, passando per Žegulja dicono di aver sminato, ma non del tutto. Non uscite dalla strada, per nessun motivo". Un'aquila volteggia sulle nostre teste.

Cartelli e bandiere ribadiscono la Repubblika Serbska. Qui e là, sui muri, ma anche incisa nella pietra, una croce che ha in ogni quadrante una c, la s cirillica: samo sloga Srbina spasava solo nell'Unione è la salvezza dei serbi. Un venditore di agli intrecciati e miele ci conferma il pericolo mine. Seguiamo la strada, ai bordi barriere di tronchi e rami intrecciati, case distrutte, cimiteri di croci e cimiteri di mezzelune sommerse dai rovi, un cartello sbiadito indica una fattoria che è un ammasso di pietre. Siamo sulla strada del miele e delle erbe

Cambiamo entità, entriamo nella Federazione di Bosnia ed Erzegovina; Stolac è uno dei comuni bosniaci controllati dai croati: il fiume Bregava, dalle acque limpide, la fortezza, il memoriale dei morti del '41/'42 e quelli del '92. Procediamo lungo una valle scoscesa, ai bordi della via ogni accesso laterale è inaccessibile, sbarrato da tronchi: ancora mine. Discariche sparse. Entriamo nel parco prirode Hutovo Blato. In fondovalle un lago e mucche al pascolo. Nel villaggio serbo Prebilovci qualche casa abitata, poche automobili (quasi sempre Golf Volkswagen), case e cimiteri portano i segni della distruzione; Crkva Prebilovci è una chiesa ortodossa luogo di pace, in ricordo delle vittime serbe trucidate dagli Ustascia nel '41, nuovamente violate nel '92

Raggiungiamo Čapljina, seguiamo la cycling route Ciro, che corre tra la ferrovia e la Neretva, maestoso fiume dallo splendido colore verde-azzurro. Attraversiamo Dretelj che non porta segni evidenti degli orrori perpetrati nel campo di concentramento della guerra del '91. Sfioriamo Medjugorje, attraversiamo la sua succursale Šurmanci, luogo di eccidio della II guerra mondiale: davanti alla Chiesa di Gesù Misericordioso cinque banchetti vendono santini e corone del Rosario, dentro fedeli pregano le reliquie di Santa Faustina Kowalska e di San Giovanni Paolo II.


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