L come Libertà
Il cammino è per molti spazio di libertà.
Libertà spesso intesa come via di fuga, parentesi in una vita scandita da orari e impegni.
Per noi nomadi impenitenti quasi paradossalmente, invece, il cammino diventa elemento regolatore: infatti la vita in cammino ha orari precisi, talvolta ingabbia in mete da raggiungere e appuntamenti da rispettare.
Allora dov’è la libertà del cammino?
È nei pensieri che possono correre veloci in spazi inesplorati e scendere dal cervello alla profondità del cuore, passando per i piedi.
È nel ritmo dei piedi che percuotono la terra dando vita a un mantra, suono e gesto ripetuto decine di migliaia di volte, capace di rilassare e far scorgere nuovi orizzonti.
È la libertà di essere noi stessi, appagati da ciò che stiamo facendo.
È la libertà da noi stessi, da tutti quei lacci che ci tengono ancorati a gesti quotidiani, necessari ma non appaganti.
È la libertà di provare a soddisfare la curiosità di conoscenza, la libertà di andare pochi passi più in là a capire cosa c’è oltre quel colle, o dietro quell’angolo, o al di là di quel campo di grano, o a scoprire chi e cosa ci attende nel prossimo villaggio, nella successiva città.
È la libertà di decidere di non farsi immobilizzare dalle radici. Capita talvolta di camminare nello spazio, ma senza farsi scalfire dal nuovo in cui ci si trova avvolti, stando sempre ben ancorati alle nostre radici, ai nostri pensieri, con il cuore appesantito da troppi tormenti che non ci lasciano liberi.
Libertà è farsi sorprendere, è esporsi al bello e al brutto, senza preclusioni e pregiudizi.
Libertà è superare i nostri timori, piccoli e grandi, quelli che ci bloccano e non ci fanno provare nuove vie e nuove esperienze.
Libertà è vivere il gusto dell'essenzialità, è scoprire ciò che è necessario e abbandonare il superfluo.
Libertà è metterci nelle mani degli altri, vulnerabili e precari, capaci di avere fiducia, in noi stessi e in ciò che uomini e natura ci mettono a disposizione.
Libertà spesso intesa come via di fuga, parentesi in una vita scandita da orari e impegni.
Per noi nomadi impenitenti quasi paradossalmente, invece, il cammino diventa elemento regolatore: infatti la vita in cammino ha orari precisi, talvolta ingabbia in mete da raggiungere e appuntamenti da rispettare.
Allora dov’è la libertà del cammino?
È nei pensieri che possono correre veloci in spazi inesplorati e scendere dal cervello alla profondità del cuore, passando per i piedi.
È nel ritmo dei piedi che percuotono la terra dando vita a un mantra, suono e gesto ripetuto decine di migliaia di volte, capace di rilassare e far scorgere nuovi orizzonti.
È la libertà di essere noi stessi, appagati da ciò che stiamo facendo.
È la libertà da noi stessi, da tutti quei lacci che ci tengono ancorati a gesti quotidiani, necessari ma non appaganti.
È la libertà di provare a soddisfare la curiosità di conoscenza, la libertà di andare pochi passi più in là a capire cosa c’è oltre quel colle, o dietro quell’angolo, o al di là di quel campo di grano, o a scoprire chi e cosa ci attende nel prossimo villaggio, nella successiva città.
È la libertà di decidere di non farsi immobilizzare dalle radici. Capita talvolta di camminare nello spazio, ma senza farsi scalfire dal nuovo in cui ci si trova avvolti, stando sempre ben ancorati alle nostre radici, ai nostri pensieri, con il cuore appesantito da troppi tormenti che non ci lasciano liberi.
Libertà è farsi sorprendere, è esporsi al bello e al brutto, senza preclusioni e pregiudizi.
Libertà è superare i nostri timori, piccoli e grandi, quelli che ci bloccano e non ci fanno provare nuove vie e nuove esperienze.
Libertà è vivere il gusto dell'essenzialità, è scoprire ciò che è necessario e abbandonare il superfluo.
Libertà è metterci nelle mani degli altri, vulnerabili e precari, capaci di avere fiducia, in noi stessi e in ciò che uomini e natura ci mettono a disposizione.
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