Settimana n. 10
18 dicembre 2018 - 24 dicembre 2018
Nelle notti più lunghe dell’anno le temperature notturne vanno ben sotto lo zero e l’umidità ghiaccia sul telo della tenda: al mattino, per poterla ripiegare senza spezzarla, dobbiamo massaggiarla a lungo con le mani chiuse nei guanti impermeabili e imbottiti.
Un’affollarsi di segnavia a indicare due GR, il camino del CID e il camino del Levante, però nei centri abitati si perdono tutti e sempre. Ad Alzira un camionista ci regala due arance e la storia di Giacomo I il Conquistatore, colui che pose le basi per la Reconquista e per l'espansione nel Mediterraneo e che nel 1276 qui contrasse una grave malattia che lo portò a morire a Valencia.
Un precioso paisaje de palmerales y naranjos ci fa arrivare alle montagne. Xativa è Ciudad libre de agresiones sexistas e il museo dei Borja: da Xativa partirono, infatti, i Papi Borgia, Callisto III e Alessandro VI, e la loro dinastia per entrare nelle stanze oscure del Vaticano e dominare con intrighi la scena italiana tra il XV e il XVI secolo.
Una catasta di legna occupa metà Plaça Sant Antoni a Canals: si stanno preparando per il grande falò della notte tra il 16 e il 17 gennaio, la grandiosa hoguera, forse la più ragguardevole tra quelle dedicate al Santo protettore degli animali domestici, in cui si bruciano circa trecento tronchi di pino.
A Moixent incontriamo un poliziotto cortese che ci offre un posto nell’albergue comunale e ci spiega le sfumature delle differenti lingue parlate in Spagna, del valenciano più vecchio del catalano, ma non considerato lingua. e del 1707, anno in cui Filippo V proclamò il Castigliano lingua unica e ufficiale.
La Meseta è greggi di pecore infreddolite, larghe sterrate rettilinee tra spazi immensi dissodati, arati, coltivati: mandorleti, uliveti (anche a spalliera), frutteti, case coloniche bianche spruzzate su terre bianche, rosse, beige, ocra.
La Font de la Figuera è un piccolo poble al confine tra Region Valenciana e Castiglia-La Mancha. Un'anziana signora ci augura il primo Feliz navidad mentre la TV trasmette servizi preoccupati e preoccupanti: scontri a Barcelona: "Catalunya blindada". La strada sale alla Serra del Mugron: numerosi cartelli Finca privada proibito il passo e coto sorvegliado sono piantati sui confini di campi di sassi pronti a diventare vigne, arbusti di macchia mediterranea, cime di calcare lavorate dal vento e case dalla recinzione irrobustita da filo spinato.
Higuerela ci impiega così tanto a farsi raggiungere da farci credere a un miraggio, ma ci ricompensa con il vino locale Altitud 1.100. In lontananza, ma non troppo, corrono quelli che ci sembrano due sciacalli dorati.
Hoya Gonzalo è un poble tranquillo, un molino de vento che risale agli inizi del 1300, ma ben più antica è la necropoli iberica, preistorica, in prossimità dell'antica Via Heraclea. A Fontanar de Abajo il Crucero del Camino di Santiago è il prato giusto per accogliere la tenda nella nebbia fitta e tanto fredda. All’alba ci accoglie un paesaggio mozzafiato: altipiano ondulato di campi coltivati a cereali, uliveti, lecci solitari in mezzo ai campi, cime contornano e limitano l'immenso, lontano lontano, sulla sinistra, treni e automobili brillano in corsa.
Chinchilla de Monte Aragon è un maestoso castello del XV secolo che domina un crocevia di strade: medioevo e moderno si miscelano. Anche i cammini si mischiano: il Camino del Levante incontra il Camino del Sureste e, misteriosamente, si riducono le indicazioni.
Alle porte di Albacete l'azienda Rovira è il paradiso delle cipolle extra-large, grandi quasi come meloni. E in città bei palazzi moderni affiancati all'antico, un tripudio di don Chisciotte e Sancho Panza, l’inutile ricerca di uno zapatero per far riparare la tomaia delle mie scarpe ormai aperte nelle pieghe, e ipermercati impazziti per le compere natalizie. Il poligono industrial ci porta all'autovia e al ferrocarril, prima di ritrovare ancora strade sterrate rettilinee infinite. La Gineta capital nacional de la silla, ossia della sedia, è casette basse, con "se vende" scritto a caratteri cubitali sui muri.
Nella sera che precede il Natale il campanile illuminato di blu di La Roda è la nostra stella cometa. Un'auto si ferma, la coppia a bordo ci domanda inquisitoria: "onde vas?” Passano e ripassano, tre volte, sempre lo stesso sguardo sospettoso. Stanchi per i quarantadue chilometri, infreddoliti e intristiti dal contrasto tra la poca accoglienza e il senso del Natale ci regaliamo una notte all’Hotel Juanito. Al prezzo di una semplice stanza ci danno una suite presidenziale: salotto, filodiffusione, musica che si accende appena entri in bagno, una vasca Jacuzzi e un letto comodo su cui riposarsi gustando meravigliosi Lindor, unico sfizio per addolcire il nostro Natale, ascoltando il discorso del re Felipe in TV il quale invoca per il futuro della Spagna convivienza.
Un’affollarsi di segnavia a indicare due GR, il camino del CID e il camino del Levante, però nei centri abitati si perdono tutti e sempre. Ad Alzira un camionista ci regala due arance e la storia di Giacomo I il Conquistatore, colui che pose le basi per la Reconquista e per l'espansione nel Mediterraneo e che nel 1276 qui contrasse una grave malattia che lo portò a morire a Valencia.
Un precioso paisaje de palmerales y naranjos ci fa arrivare alle montagne. Xativa è Ciudad libre de agresiones sexistas e il museo dei Borja: da Xativa partirono, infatti, i Papi Borgia, Callisto III e Alessandro VI, e la loro dinastia per entrare nelle stanze oscure del Vaticano e dominare con intrighi la scena italiana tra il XV e il XVI secolo.
Una catasta di legna occupa metà Plaça Sant Antoni a Canals: si stanno preparando per il grande falò della notte tra il 16 e il 17 gennaio, la grandiosa hoguera, forse la più ragguardevole tra quelle dedicate al Santo protettore degli animali domestici, in cui si bruciano circa trecento tronchi di pino.
A Moixent incontriamo un poliziotto cortese che ci offre un posto nell’albergue comunale e ci spiega le sfumature delle differenti lingue parlate in Spagna, del valenciano più vecchio del catalano, ma non considerato lingua. e del 1707, anno in cui Filippo V proclamò il Castigliano lingua unica e ufficiale.
La Meseta è greggi di pecore infreddolite, larghe sterrate rettilinee tra spazi immensi dissodati, arati, coltivati: mandorleti, uliveti (anche a spalliera), frutteti, case coloniche bianche spruzzate su terre bianche, rosse, beige, ocra.
La Font de la Figuera è un piccolo poble al confine tra Region Valenciana e Castiglia-La Mancha. Un'anziana signora ci augura il primo Feliz navidad mentre la TV trasmette servizi preoccupati e preoccupanti: scontri a Barcelona: "Catalunya blindada". La strada sale alla Serra del Mugron: numerosi cartelli Finca privada proibito il passo e coto sorvegliado sono piantati sui confini di campi di sassi pronti a diventare vigne, arbusti di macchia mediterranea, cime di calcare lavorate dal vento e case dalla recinzione irrobustita da filo spinato.
Higuerela ci impiega così tanto a farsi raggiungere da farci credere a un miraggio, ma ci ricompensa con il vino locale Altitud 1.100. In lontananza, ma non troppo, corrono quelli che ci sembrano due sciacalli dorati.
Hoya Gonzalo è un poble tranquillo, un molino de vento che risale agli inizi del 1300, ma ben più antica è la necropoli iberica, preistorica, in prossimità dell'antica Via Heraclea. A Fontanar de Abajo il Crucero del Camino di Santiago è il prato giusto per accogliere la tenda nella nebbia fitta e tanto fredda. All’alba ci accoglie un paesaggio mozzafiato: altipiano ondulato di campi coltivati a cereali, uliveti, lecci solitari in mezzo ai campi, cime contornano e limitano l'immenso, lontano lontano, sulla sinistra, treni e automobili brillano in corsa.
Chinchilla de Monte Aragon è un maestoso castello del XV secolo che domina un crocevia di strade: medioevo e moderno si miscelano. Anche i cammini si mischiano: il Camino del Levante incontra il Camino del Sureste e, misteriosamente, si riducono le indicazioni.
Alle porte di Albacete l'azienda Rovira è il paradiso delle cipolle extra-large, grandi quasi come meloni. E in città bei palazzi moderni affiancati all'antico, un tripudio di don Chisciotte e Sancho Panza, l’inutile ricerca di uno zapatero per far riparare la tomaia delle mie scarpe ormai aperte nelle pieghe, e ipermercati impazziti per le compere natalizie. Il poligono industrial ci porta all'autovia e al ferrocarril, prima di ritrovare ancora strade sterrate rettilinee infinite. La Gineta capital nacional de la silla, ossia della sedia, è casette basse, con "se vende" scritto a caratteri cubitali sui muri.
Nella sera che precede il Natale il campanile illuminato di blu di La Roda è la nostra stella cometa. Un'auto si ferma, la coppia a bordo ci domanda inquisitoria: "onde vas?” Passano e ripassano, tre volte, sempre lo stesso sguardo sospettoso. Stanchi per i quarantadue chilometri, infreddoliti e intristiti dal contrasto tra la poca accoglienza e il senso del Natale ci regaliamo una notte all’Hotel Juanito. Al prezzo di una semplice stanza ci danno una suite presidenziale: salotto, filodiffusione, musica che si accende appena entri in bagno, una vasca Jacuzzi e un letto comodo su cui riposarsi gustando meravigliosi Lindor, unico sfizio per addolcire il nostro Natale, ascoltando il discorso del re Felipe in TV il quale invoca per il futuro della Spagna convivienza.
W la convivenza auspicata anche da re Felipe, e questo augurio la dice lunga sulle zone che avete attraversato in quelle ore. Almeno sarà stata una viglia di Natale...indimenticabile !
RispondiEliminaE si, Enrica, certamente un Natale indimenticabile! 😉
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