Settimana n. 13
8 gennaio 2019 - 14 gennaio 2019
Il centro medico è un'infermiera gentile e una farmacista, qui solo martedì e giovedì per una manciata di ore, che ci fa un piccolo omaggio natalizio. Camminiamo tra maestose vacche, lecceti e sughere scortecciate che ricordano le donne fatali degli anni '20, dai lunghi guanti a scoprire rami che si stendono verso il cielo, con vista sulla centrale nucleare de Almaraz.
Un sentiero erboso su terrapieno, una strada nazionale e l'autovia corrono parallele dove una volta correvano le pecore della transumanza, tra laghetti e sugherete. Avvoltoi monaci ci volano sulla testa lungo l'embalse de la Anguila.
Serrejon è una Plaza de Toros e pitture rupestri dal gran valore storico. Passiamo coto de caza aprendo cancelli: mandrie di tori e mucche, otto cerve seguite da un cervo ci attraversano la strada saltando agilmente le protezioni con filo spinato, un centinaio di maiali iberici ci accerchiano e si incamminano dietro di noi, mettendoci qualche timore. Chiudendo l'ultimo cancello un cartello ci avvisa: Peligro, ganado bravo.
Ci addentriamo nel Parque Nacional de Monfragüe. Al Mirador Portilla del Tiétar, dove Tiétar incontra Tajo, ammiriamo il volo di avvoltoi monaci e fulvi. La Ruta amarilla, uno stretto sentiero, ci fa arrivare a Villarreal de San Carlos, un minimo nucleo urbano, unico dentro il Parco, nato per salvare i viaggiatori dalla furia dei banditi.
I notiziari in TV incutono paura: la morsa del gelo prosegue e aumenterà nei prossimi giorni, il presidente del P.P. inneggia alla prima sconfitta dei socialisti e al trionfo di patriottismo contro l'indipendenza catalana.
Un sentiero complicato dai sassi gelati e dai continui saliscendi si disegna in un ambiente magnifico, boschi mediterranei e di fiume. Dall'ultima altura ammiriamo la pianura e Serradilla, piccole case bianche, due fonti antiche e il Monasterio del Stmo. Cristo de la Victoria, miracoloso. Più oltre l’unico possibile percorso si snoda tra due recinzioni ininterrotte; a tratti rovi e ginestroni si riappropriano di spazi.
Un grifone si alza in volo goffamente. Pecore e agnelli, mucche e vitelli, tra lecci, pascoli, finche e casette in pietra. Intuiamo il Tajo tra dolci declivi, a sud. Le recinzioni diventano muretti a secco, la strada diventa sentiero, caprioli corrono nei prati. Da Sevilla camminiamo sulla Via de la Plata, via Romana che da 2000 collega il sud al nord della Spagna. La imbocchiamo verso sud, camminando tratti di calzada romana, su colline erbose.
L'embalse di Alcantar, vastissimo, in cinquant'anni ha modificato l'ambiente. Pescatori, persone in bici, un'area di descanso e Patrick, un belga a piedi con carrellino alla vita: va a Santiago, al bisogno si sposta con il taxi, ma viaggia con allegria e senza grandi pensieri, anche se trova questi spagnoli inospitali: "Avete il re, avete il Cammino, ma non avete la capacità di ospitare" ha detto a Caceres a un gruppetto di spagnoli, lasciandoli basiti.
Alcune aquile iberiche in volo sopra di noi, a controllarci: siamo troppo magri e volano via. Garrovillas de Alconetar ha l'organo più antico della Spagna e la Plaza Mayor è Monumento Histórico-Artístico de Interés Nacional, utilizzata come Arena da corrida alla fiestas de San Roque. Una dolce stradina tra muretti di pietra evolve in sterrata tra coto de caza privado e social. Pecore dal vello gelato ci chiedono coccole.
Cacciatori ci spiegano la preoccupazione per la nostra incolumità: ci parlano in inglese, in italiano, in spagnolo; facciamo vedere su Google maps il percorso che vogliamo fare, ci danno il benestare, chiedendoci di raggiungere la carrettera provinciale appena possibile.
Su un prato appena fuori dalla strada asfaltata apriamo, come sempre appena c’è un po’ di sole, tutto ciò che stanotte si è bagnato per il freddo e il gelo: tenda, sottotenda, sacchi a pelo ecc. Una vettura della Guardia Civil passa lentamente, ci vede, prosegue, mette la retro e ci viene a conoscere: non ci vogliamo "acampar", vero? Spieghiamo il nostro cammino, "Estate muy valienti", e ci chiedono la carta d'identità.
Cartelli su cancelli avvisano investimenti del Gobierno de Extremadura a favore di Joven agricoltores. A Mata de Alcantara ricompaiono uliveti, aranci, limoni, e vari Bohio, ricoveri in pietra che ricordano i trulli. El Puente (Al Cantara) è lì da 1900 anni, opera grandiosa in onore dell’imperatore Traiano, a controllo e collegamento tra il qui e il là del Tajo, su un'antica via selciata, scavata dalle ruote dei carri.
Camper stranieri e un bar accogliente a Piedras Albas: ci indicano subito la password per il Wi-Fi e mettono a tutto volume (YouTube del cellulare) Caruso cantata da Lucio Dalla. Cicogne a guardia dei nidi condominiali sulla torre campanaria. Una sterrata luminosa e agile tra prati, lecci granitici e graniti dalle forme più fantasiose, maiali iberici, fattorie bianche e isolate, cancelli da scavalcare o da strisciare come Marines, una mandria muggente e ruggente ci devia verso ginestroni e nuove recinzioni.
Rivera de Erjas è il secondo ponte romano e la frontera Portuguese. Le lancette vanno indietro di un’ora: siamo nel meridiano di Greenwich. Segura è una bella donna coricata mollemente sui colli, frecce gialle del Cammino di Santiago e l’incontro con un anziano che ci regala quattro arance: "Starete bene, il Portogallo è un paese simpatico". Pavoncelle dal verso lamentoso sorvolano la tenda: sono qui a svernare, ma il gelo non le fa dormire.
Un sentiero erboso su terrapieno, una strada nazionale e l'autovia corrono parallele dove una volta correvano le pecore della transumanza, tra laghetti e sugherete. Avvoltoi monaci ci volano sulla testa lungo l'embalse de la Anguila.
Serrejon è una Plaza de Toros e pitture rupestri dal gran valore storico. Passiamo coto de caza aprendo cancelli: mandrie di tori e mucche, otto cerve seguite da un cervo ci attraversano la strada saltando agilmente le protezioni con filo spinato, un centinaio di maiali iberici ci accerchiano e si incamminano dietro di noi, mettendoci qualche timore. Chiudendo l'ultimo cancello un cartello ci avvisa: Peligro, ganado bravo.
Ci addentriamo nel Parque Nacional de Monfragüe. Al Mirador Portilla del Tiétar, dove Tiétar incontra Tajo, ammiriamo il volo di avvoltoi monaci e fulvi. La Ruta amarilla, uno stretto sentiero, ci fa arrivare a Villarreal de San Carlos, un minimo nucleo urbano, unico dentro il Parco, nato per salvare i viaggiatori dalla furia dei banditi.
I notiziari in TV incutono paura: la morsa del gelo prosegue e aumenterà nei prossimi giorni, il presidente del P.P. inneggia alla prima sconfitta dei socialisti e al trionfo di patriottismo contro l'indipendenza catalana.
Un sentiero complicato dai sassi gelati e dai continui saliscendi si disegna in un ambiente magnifico, boschi mediterranei e di fiume. Dall'ultima altura ammiriamo la pianura e Serradilla, piccole case bianche, due fonti antiche e il Monasterio del Stmo. Cristo de la Victoria, miracoloso. Più oltre l’unico possibile percorso si snoda tra due recinzioni ininterrotte; a tratti rovi e ginestroni si riappropriano di spazi.
Un grifone si alza in volo goffamente. Pecore e agnelli, mucche e vitelli, tra lecci, pascoli, finche e casette in pietra. Intuiamo il Tajo tra dolci declivi, a sud. Le recinzioni diventano muretti a secco, la strada diventa sentiero, caprioli corrono nei prati. Da Sevilla camminiamo sulla Via de la Plata, via Romana che da 2000 collega il sud al nord della Spagna. La imbocchiamo verso sud, camminando tratti di calzada romana, su colline erbose.
L'embalse di Alcantar, vastissimo, in cinquant'anni ha modificato l'ambiente. Pescatori, persone in bici, un'area di descanso e Patrick, un belga a piedi con carrellino alla vita: va a Santiago, al bisogno si sposta con il taxi, ma viaggia con allegria e senza grandi pensieri, anche se trova questi spagnoli inospitali: "Avete il re, avete il Cammino, ma non avete la capacità di ospitare" ha detto a Caceres a un gruppetto di spagnoli, lasciandoli basiti.
Alcune aquile iberiche in volo sopra di noi, a controllarci: siamo troppo magri e volano via. Garrovillas de Alconetar ha l'organo più antico della Spagna e la Plaza Mayor è Monumento Histórico-Artístico de Interés Nacional, utilizzata come Arena da corrida alla fiestas de San Roque. Una dolce stradina tra muretti di pietra evolve in sterrata tra coto de caza privado e social. Pecore dal vello gelato ci chiedono coccole.
Cacciatori ci spiegano la preoccupazione per la nostra incolumità: ci parlano in inglese, in italiano, in spagnolo; facciamo vedere su Google maps il percorso che vogliamo fare, ci danno il benestare, chiedendoci di raggiungere la carrettera provinciale appena possibile.
Su un prato appena fuori dalla strada asfaltata apriamo, come sempre appena c’è un po’ di sole, tutto ciò che stanotte si è bagnato per il freddo e il gelo: tenda, sottotenda, sacchi a pelo ecc. Una vettura della Guardia Civil passa lentamente, ci vede, prosegue, mette la retro e ci viene a conoscere: non ci vogliamo "acampar", vero? Spieghiamo il nostro cammino, "Estate muy valienti", e ci chiedono la carta d'identità.
Cartelli su cancelli avvisano investimenti del Gobierno de Extremadura a favore di Joven agricoltores. A Mata de Alcantara ricompaiono uliveti, aranci, limoni, e vari Bohio, ricoveri in pietra che ricordano i trulli. El Puente (Al Cantara) è lì da 1900 anni, opera grandiosa in onore dell’imperatore Traiano, a controllo e collegamento tra il qui e il là del Tajo, su un'antica via selciata, scavata dalle ruote dei carri.
Camper stranieri e un bar accogliente a Piedras Albas: ci indicano subito la password per il Wi-Fi e mettono a tutto volume (YouTube del cellulare) Caruso cantata da Lucio Dalla. Cicogne a guardia dei nidi condominiali sulla torre campanaria. Una sterrata luminosa e agile tra prati, lecci granitici e graniti dalle forme più fantasiose, maiali iberici, fattorie bianche e isolate, cancelli da scavalcare o da strisciare come Marines, una mandria muggente e ruggente ci devia verso ginestroni e nuove recinzioni.
Rivera de Erjas è il secondo ponte romano e la frontera Portuguese. Le lancette vanno indietro di un’ora: siamo nel meridiano di Greenwich. Segura è una bella donna coricata mollemente sui colli, frecce gialle del Cammino di Santiago e l’incontro con un anziano che ci regala quattro arance: "Starete bene, il Portogallo è un paese simpatico". Pavoncelle dal verso lamentoso sorvolano la tenda: sono qui a svernare, ma il gelo non le fa dormire.
Nuove prospettive in Portogallo; i complimenti della Guardia Civil e le arance con augurio: non male.
RispondiEliminaIn una Estremadura che, come dice il nome, è piuttosto ostica! E non dimentichiamo El Puente di Alcantara che, nella nebbia, ci è apparso imponente!
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