Settimana n. 16
29 gennaio 2019 - 4 febbraio 2019
Il vento spinge da ovest e porta il pulviscolo umido delle onde violente, che si mischia alle gocce pungenti di pioggia che ci lavano il viso e gli abiti. Le pizzarie riconquistano la e, il caffè è marcato "Tenco", "Buondì" e "Bellissimo" (ed è buonissimo, come sempre qui in Portogallo).
Da Espinho quindici chilometri verso nord di pedana accessibile a tutti nella duna, a pochi metri dall’oceano per arrivare alla foce del Rio Douro: a sud Vila Nova de Gaia e i negozi di Vino Porto; e a nord, al di là di un ponte a due piani (di sopra ci passa un trenino) Porto: palazzata di case alte e strette dai colori pastello ed edifici monumentali che si inerpicano su colline; anche noi saliamo una scalinata tra vicoli stretti e canzoni d’amore per arrivare alla Cattedrale, dove ci riforniamo di Credenziale, in cambio di quattro euro e nient’altro.
Barra verso nord-est: odori forti di cucina speziata, centri urbani senza identità inanellati a zone commerciali, inframmezzati da brevi momenti di natura coltivata a vigna; i marciapiedi sono strette assi d'equilibrio tra muri e veicoli incolonnati.
E ricominciano colline e conurbazione che si sgrana alternando boschi di pini ed eucalipti, prati, pochi orti, viti lasciate crescere alte. Slalomiamo tra bucce di banane, unico rifiuto per terra, ma molto costante. Acqua a scrosci e vento che fa ballare i cavi elettrici e forse spinge via la Depressiāo Helena che sta facendo danni e vittime lungo la costa del Portogallo del nord. Lungo la Rota del Romanico le sterrate in salita sono scivolosi fiumi di fango.
Kiwi, boschi di eucalipti e vigne sostenute da platani sulla Rota do vinho verde (che in Italia è bianco). Da Agilde casette in legno appoggiate a enormi funghi di pietra sono gli espigueiros, essiccatoi per pannocchie. Il freddo trasforma la pioggia in grandine, che ci picchietta il viso mente a Celorico de Basto l'Ecopista da linha do Tamega ci porta in montagna, tra cime piatte e sfarinate di neve.
Nei pascoli mandrie di Vaca maronesa dalle lunghe corna ricurve, un ciuffo in testa e lo sguardo severo. Vila Pouca de Aguiar è la capital do granito, ma per noi è una cena gustosa di javali (cinghiale) e bacalhau (baccalà) servita da Fernando a O Rogerio e la colazione alla pastelaria Celidoce dove conosciamo Carla, svizzera di nascita che parla bene italiano perché ama l'Italia, tornata nel suo paese d'origine perché ha la casa e c'è lavoro.
L'Ecopista da linha do Corgo è un percorso balcone su valli lavorate dall'uomo e lontane montagne innevate, che appaiono scorci di paesaggi tirolesi, confermati da greggi di pecore dagli occhi cerchiati di nero: sono Villnösser Brillenschaf, le pecore con gli occhiali della Val di Funes, presidio Slow Food. Castagni secolari, cicogne che pascolano in prati dal verde brillante.
A Vidago la caserma dei Bombeiros è il riparo della nostra notte: una stanza pulita, la doccia calda e gli spazi comuni dove i Vigili del fuoco attendono eventuali emergenze. Il passaggio dagli ulivi ai castagni secolari segna il confine tra Terra Quente e Terra Fria del Trás-os-Montes, l’estremo nord, interno e un po’ isolato, ma dove allevano il Porco Bisaro, dalle zampe lunghe e le orecchie flosce, una specialità DOP.
Da Espinho quindici chilometri verso nord di pedana accessibile a tutti nella duna, a pochi metri dall’oceano per arrivare alla foce del Rio Douro: a sud Vila Nova de Gaia e i negozi di Vino Porto; e a nord, al di là di un ponte a due piani (di sopra ci passa un trenino) Porto: palazzata di case alte e strette dai colori pastello ed edifici monumentali che si inerpicano su colline; anche noi saliamo una scalinata tra vicoli stretti e canzoni d’amore per arrivare alla Cattedrale, dove ci riforniamo di Credenziale, in cambio di quattro euro e nient’altro.
Barra verso nord-est: odori forti di cucina speziata, centri urbani senza identità inanellati a zone commerciali, inframmezzati da brevi momenti di natura coltivata a vigna; i marciapiedi sono strette assi d'equilibrio tra muri e veicoli incolonnati.
E ricominciano colline e conurbazione che si sgrana alternando boschi di pini ed eucalipti, prati, pochi orti, viti lasciate crescere alte. Slalomiamo tra bucce di banane, unico rifiuto per terra, ma molto costante. Acqua a scrosci e vento che fa ballare i cavi elettrici e forse spinge via la Depressiāo Helena che sta facendo danni e vittime lungo la costa del Portogallo del nord. Lungo la Rota del Romanico le sterrate in salita sono scivolosi fiumi di fango.
Kiwi, boschi di eucalipti e vigne sostenute da platani sulla Rota do vinho verde (che in Italia è bianco). Da Agilde casette in legno appoggiate a enormi funghi di pietra sono gli espigueiros, essiccatoi per pannocchie. Il freddo trasforma la pioggia in grandine, che ci picchietta il viso mente a Celorico de Basto l'Ecopista da linha do Tamega ci porta in montagna, tra cime piatte e sfarinate di neve.
Nei pascoli mandrie di Vaca maronesa dalle lunghe corna ricurve, un ciuffo in testa e lo sguardo severo. Vila Pouca de Aguiar è la capital do granito, ma per noi è una cena gustosa di javali (cinghiale) e bacalhau (baccalà) servita da Fernando a O Rogerio e la colazione alla pastelaria Celidoce dove conosciamo Carla, svizzera di nascita che parla bene italiano perché ama l'Italia, tornata nel suo paese d'origine perché ha la casa e c'è lavoro.
L'Ecopista da linha do Corgo è un percorso balcone su valli lavorate dall'uomo e lontane montagne innevate, che appaiono scorci di paesaggi tirolesi, confermati da greggi di pecore dagli occhi cerchiati di nero: sono Villnösser Brillenschaf, le pecore con gli occhiali della Val di Funes, presidio Slow Food. Castagni secolari, cicogne che pascolano in prati dal verde brillante.
A Vidago la caserma dei Bombeiros è il riparo della nostra notte: una stanza pulita, la doccia calda e gli spazi comuni dove i Vigili del fuoco attendono eventuali emergenze. Il passaggio dagli ulivi ai castagni secolari segna il confine tra Terra Quente e Terra Fria del Trás-os-Montes, l’estremo nord, interno e un po’ isolato, ma dove allevano il Porco Bisaro, dalle zampe lunghe e le orecchie flosce, una specialità DOP.
Leggo che anche in questa settimana la pioggia (con grandine) non vi ha abbandonato ma dalle parole che leggo prevale come spesso accade la 'lettura' di ciò che vi circonda, il valore degli incontri e dei luoghi che richiamano alle buone pratiche ( bucce di banana a parte),' la bellezza dell'ambiente e un pò di invidia ( nei giorni di sole però) mi prende. Buen camino
RispondiEliminaIl percorso lungo l'Oceano è stato indimenticabile, anche sotto la pioggia!
Elimina