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Ripercorrete con noi l'Europa!

52 articoli, uno per ogni settimana di passi di 365 volte Europa. Prendete una carta geografica e venite con noi: cercate i toponimi e immaginatevi il nostro cammino, seguendo le nostre suggestioni!

E preparatevi al vostro cammino leggendo il nostro Vocabolario.

Settimana n. 17


5 febbraio 2019 - 11 febbraio 2019

A Chaves un ponte romano di Traiano è il punto da cui ricominciare a salire: l'abbaiare dei cani è accompagnamento sonoro dei nostri passi. La sterrata sta alta, rari i paesi dove panni stesi e fumo dai comignoli sono segno di vita. Capre nelle stalle e pecore al pascolo. Il Castelo de Monforte de Rio Livre presidia la valle dall’alto.

Ovunque un gran parlare in francese di emigrati ritornati a casa. "Addio" ci dice una signora "perché non può essere un arrivederci". Orti, pascoli, campi arati, nuove coltivazioni di castagni. Una gineta ci osserva da lontano, poi scappa nei campi. A Tortomil un anziano contadino ara facendo tirare l'aratro all'asino: un'immagine d'altri tempi. Un'onda della strada ci inoltra e ci fa uscire dal wilderness della valle del Rabaçal.

Il primo assaggio del distretto di Bragança è un su e giù tra paesaggi appenninici, ginestroni, castagni secolari, castagneti giovani ordinatamente piantati e qualche segno di incendio non recente. A Vinhais si stanno preparando alla Feira do fumeiro; da murales occhieggiano i diabos, uomini mascherati di rosso, una tradizione radicata nel culto dei Celti. Ne parliamo con la gentile impiegata dell'OT, a cui ci rivolgiamo per avere informazioni sul Parque Natural do Montesinho, "E la vita al tempo di Salazar com'era?" "Meno libertà e più povertà." Vinhais dall'alto ci ricorda Viù: una valle tra i monti, agglomerati di case e una piscina. Una cicogna presidia il nido in costruzione: guarda all'orizzonte e ogni tanto vola a prendere un nuovo rametto.

Un caffè e una sobremesa al bar Bela Vista, ce li offre Nuno Afonso, pellegrino a Santiago, che ci indica su Google Maps un percorso panoramico per Bragança: città di castello, mura medievali, storia e belle architetture. Jermano ridona toppe e tacchi ai nostri calçados. Una zuppa calda, vitello cotto alla griglia e quattro chiacchiere nel bar dei bombeiros; la barista domanda: "Una promessa?" "No, un cammino personale e per conoscere e far amare l'Europa" "Bisogna convincere chi sta sopra" e ci stringe la mano, commossa.

Pombal rotondi e bianchi nei prati: erano piccionaie, ora il loro nome è legato a nuove architetture antisismiche. Uliveti e pinete, e poco più su abetaie. Rio de Onor è la settima meraviglia del Portogallo, paese di pietra e legno dove tutto è condiviso. Nel locale che sembra un bar, ma è luogo d’incontro autogestito, guardano la partita in TV: domandano del nostro viaggio e ci ospitano nella vecchia casa delle guardie di frontiera, che frontiera non fu mai, se non per i contrabbandieri. Gli anziani ci raccontano un passato e un presente di baratto e lavoro condiviso: è un villaggio comunitario, con scambi e assistenza reciproca di tutti gli abitanti.

Il 9 febbraio ascoltiamo per l'ultima volta le campane che suonano l'inno di Fatima. Percorsi venti metri, superato un ponte, le lancette dell’orologio si spostano un’ora avanti: siamo in Spagna. Un pannello avvisa zona di caccia, un altro illustra i sentieri della Sanabria. Pioggerellina scende fastidiosamente mentre noi saliamo faticosamente tra boschi di abeti, cervi e caprioli. Ulgilde è un percorso micologico accessibile a tutti e un anziano che zappa: "Santiago?" "No, Leon" e ci canta una canzoncina su cammino e camminanti.

Remesal ci ricorda una pace e un poco di storia d'Europa: il 20/06/1506 qui si incontrarono Filippo il Bello e suo suocero Fernando il Cattolico e decisero che il primo avrebbe governato la Corona di Castilla y Leó. Asturianos è storia della Reconquista, quando gli Asturiani provenienti dalla costa cantabrica ripopolarono questo paese, attirati dagli ottimi pascoli e le buone fonti. Anche noi sostiamo qui nell'albergue e conosciamo Fabio, cuneese di Boves: ex margaro, giocoliere di strada, un po' cammina un po' viaggia coi bus.

Boschi, ginestroni, una steppa gialla, e ancora boschi. L'embalse de N.tra S.ra de Agavanzal è ghiaccio sotto un fumo di nebbia. Anziani in bici vanno a curare vigne basse. Il Tera ci guida: il fiume azzurro e placido corre tra pioppi e campi di mais, prima a Calzadilla de Tera, dove incontriamo la Via Augusta e una sua pietra miliare, e poi, lasciando il Camino de Sanabria e proseguendo a nord, ecco Camarzana de Tera, due file di case separate dall'unica strada, addossate a una serra di terra e di alberi, e la Villa de Orpheus, una villa romana di 15 ambienti articolati attorno a un patio porticato con pregiati pavimenti a mosaico e uno stemma centrale in cui è rappresentato Orfeo.


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