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Settimana n. 18


12 febbraio 2019 - 18 febbraio 2019

All’alba il termometro segna -3. Una sterrata nel bosco da condividere con lepri e caprioli, prima che la palla rosso fuoco faccia capolino tra i lecci e i cisti. Colli da salire, ma il paesaggio ci incoraggia. Nei pressi di Villaobispo ci incuriosisce uno strano agglomerato di case basse con ripide scale che pare portino nelle viscere della terra: sono bodega de vinho, in cui conservare questo nettare a temperatura stabile, luogo di ritrovo con amici nelle calde estati.

A Esteban un anziano sorseggia un bicchiere di tinto ed esclama "Ostia!" quando gli diciamo che arriviamo dall'Italia a piedi. A Jiménez de Jamuz l'artigianato è alfareria (ceramica): anche Gaudí utilizzò questo barro cocido per fabbricare i pezzi di ceramica del Palazzo Episcopale di Astorga. A La Baneza ci troviamo nuovamente sulla Via de la Plata, verso le cime innevate della Cordigliera Cantabrica, camminando nella brughiera della meseta dell'Alto Páramo. Nei campi trattori con ruspe tonde e cestelli dissotterrano barbabietole che diventano montagnole lungo i bordi della strada.

Raggiungiamo Villadangos del Páramo dopo tanti chilometri di sterrata, dribblando rii, canali, linee ferroviarie e autopista, e ci troviamo sul Cammino Francese. Frecce amarille compaiono, spariscono e poi ritornano come per magia lungo uno stretto sentiero che corre tra la nazionale (a sinistra) e l'autostrada (a destra).

Trobajo del Camino ci mostra Léon dall'alto, un parco lungo il Rio Bernesga e il centro dagli edifici maestosi e regali. A Plaza del Grano l'Albergue Pelegrinos del monastero benedettino è affollato, un manifesto all'ingresso spiega: i pellegrini si accontentano e ringraziano, i turisti domandano e pretendono. Uno stanzone per gli uomini, uno stanzone per le coppie e uno stanzone per le donne: l'hospitalero ci sistema in camerate separate: "Non avete lo stesso cognome, non potete dormire insieme". Un gran viavai di francesi, inglesi, coreani. Parliamo di Francia, Italia ed Europa con Enrique: ci domanda sornione "Qual è il vostro Primo Ministro?"; ci spiega un Macron dittatore che potrebbe diventare tiranno, perché non esiste un'opposizione: "I Gilets Jaunes non sono organizzati, non hanno un capo, perché essere leader significa rischiare la testa".

Luca l'hospitalero ci sveglia alle 6,45 con il canto del pellegrino. Le strade di Léon sono buio e silenzio, nei primi passi sul Camino de San Salvador. Appena fuori città sterrate e sentieri di montagna, qualche chiazza di neve, pioppi e brughiera, luoghi di descanso con fonti di acqua freddissima. Nel Parco de la Huerga di La Robla bimbetti giocano vigilati da mamme e papà.

All'Ermita del Buen Succeso cani parcheggiati nei cassoni e cacciatori vocianti nel bar. Quando il percorso è nell'inverso della valle la neve è trasformata in lastre ghiacciate. A Buiza Riccardo procede sul Camino di San Salvador che va tra neve, rocce, belle aperture su cime innevate e discese tra pini silvestri e pascoli. Anna, afflitta da una dolorosa sciatalgia, prosegue sulla Via del norte per BTT: una sterrata in cui neve, ghiaccio e fango si confondono tra salite e discese lungo valli scavate da torrenti. Un orrido scavato dal Rio Bernesga è fossili e storia. A Villamanin sciatori si godono il riposo e la Ruta El Valle de Arbas da Ventosilla porta al ricongiungimento dei percorsi a Poladura de la Tercia.

Il paesaggio innevato è gelato, la neve molto dura e ghiacciata è pericolosa sul ripido da affrontare senza ramponi; colli da superare fino al Canto La Tusa a 1572 metri, il punto più alto del Camino di San Salvador, dove palette metalliche gialle a forma di conchiglia segnano la via. La Colegiata de Santa Maria de Arbás mette fine alla traversata nevosa: ostello per pellegrini del XII secolo, bellissima tra stile romanico ed estetica gotica, ma bisognosa di manutenzione.

Ai 1330 metri di Puerto de Pajares ci scaldiamo in un bar affollato di sciatori ed entriamo nelle Asturie. Cambiano i segnavia: fin qui steli di legno firmate Cuatro Valles con pellegrino, concha e freccia amarilla, da qui mojon in pietra con dipinta la concha gialla su sfondo blu.

Il Camino di San Salvador scende sinuoso a Pajares tra nebbia e pioggia. Il paesaggio di monti innevati appare magico. Una discesa a picco porta a S. Miguel del Rio: stradine, sterrate, sentieri che entrano ed escono da cancelli di ferro e di legno, continue discese e risalite, tra paesi in pietra e Horru (capanne in legno che son palafitte), camini che fumano, uomini e donne che lavorano, camminano o chiacchierano, pecore con un vello robusto e mandrie guidate da ganado caballeros, che ci dicono essere in continuo aumento negli ultimi decenni.

Le primule bucano la terra, tra alberi spezzati dal gelocidio, 50 cm di neve caduti a ottobre, quando la vita si muoveva ancora tra i tronchi e le foglie. Un anziano gioviale afferma: "Mala dia, hoje!" mentre ci saluta con la mano. La conquista della bella ermita prerrománica Santa Cristina de Lena è un cammino lastricato in pietra, pericolosamente scivoloso per il sottile strato di ghiaccio. Pola de Lena è case tristi lungo la strada principale e un Albergue accogliente come Paloma, l’hospitalera.


Commenti

  1. Una settimana di separazioni: a Leòn con 'interessanti ' riflessioni dell'hospitalero e poi a Buiza con la difficoltà del freddo e del cammino ghiacciato. Forza e coraggio non sono mancati

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  2. Un hospitalero a cui spiegare alcune "cosette" ;-)

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