Settimana n. 41
23 luglio 2019 - 29 luglio 2019
A Berzovia una tettoia con panche e tavoli davanti al mini market, un’abitudine in Romania, un lusso per noi viaggiatori a piedi con il desiderio di una sosta. Lunghi treni blu corrono con la porta aperta e i passeggeri sporti a prendere l'aria in viso e, senza barriere, attraversano strade in cui il traffico veloce si stoppa davanti ai binari. Cippi lungo la strada ricordano giovani morti in incidenti stradali.
Bocșa esibisce ville pretenziose, neoclassiche o arabeggianti, accostate a case fatiscenti e povere, spesso accomunate da cancellate nere e oro. Una Mercedes arretra per lasciarci lo spazio sul marciapiede, l’uomo al volante ci invita a prendere un caffè e la moglie ci domanda se ci fanno male le gambe e ci benedice.
Una strada di collina si infila tra boschi debordanti e diventa pericolosa tra sorpassi azzardati e curve strette. Reșița ha storia antica di cui non si vedono più le tracce: ampliata nel 1965 ha casermoni tutti uguali, senza fronzoli o armonia; industriale fino al 1989, nel passato fabbricava locomotive, la periferia è scassata, abitata da allegri tzigani. Sul fiume Barzava un ponte sovrasta il primo ponte in ferro della Romania, datato 1931.
Nei boschi in collina scarpate rivestite di immondizia, cumuli di rifiuti differenziati: pannolini di bimbi, bottiglie di plastica, wc. Salendo sui monti del parco nazionale di Semenic-Cheile Carașului si fanno più fitte le tabelle che raccontano la bellezza, illustrano i divieti, mettono in guardia contro le tagliole per cervi messe dai bracconieri. Molti i cicloamatori: faticano in salita, volano in discesa.
Bocșa esibisce ville pretenziose, neoclassiche o arabeggianti, accostate a case fatiscenti e povere, spesso accomunate da cancellate nere e oro. Una Mercedes arretra per lasciarci lo spazio sul marciapiede, l’uomo al volante ci invita a prendere un caffè e la moglie ci domanda se ci fanno male le gambe e ci benedice.
Una strada di collina si infila tra boschi debordanti e diventa pericolosa tra sorpassi azzardati e curve strette. Reșița ha storia antica di cui non si vedono più le tracce: ampliata nel 1965 ha casermoni tutti uguali, senza fronzoli o armonia; industriale fino al 1989, nel passato fabbricava locomotive, la periferia è scassata, abitata da allegri tzigani. Sul fiume Barzava un ponte sovrasta il primo ponte in ferro della Romania, datato 1931.
Nei boschi in collina scarpate rivestite di immondizia, cumuli di rifiuti differenziati: pannolini di bimbi, bottiglie di plastica, wc. Salendo sui monti del parco nazionale di Semenic-Cheile Carașului si fanno più fitte le tabelle che raccontano la bellezza, illustrano i divieti, mettono in guardia contro le tagliole per cervi messe dai bracconieri. Molti i cicloamatori: faticano in salita, volano in discesa.
Alle porte di Văliug una cascina per acquistare formaggio e marmellata bio per cena e un pascolo che ricorda le Alpi per la tenda, ma una volpe mordicchia i tiranti e non ha paura dei nostri rimproveri: al mattino una scarpa e i bastoncini sono lontani, in mezzo al prato umido.
Il lago Gozna, un impianto di risalita per piste da sci, l’Outdoor Wood Sculptures Park e la turistica Gărâna-Wolfsberg. Un sentiero diretto a sud porta alle faggete secolari del Sito Unesco Izvoarele Nerei. Pecore si stringono alla ricerca dell'ombra sotto un grande albero, mucche e vitelli ruminano nei pascoli, turisti tedeschi raccolgono timo, noi lamponi e more. Scendendo a valle verso Slatina-Timiș l'alianto e l'acacia riprendono il posto di abeti e di faggi.
La valle del Timis è percorsa dalla strada statale che è anche E70, la direttrice che collega l'Europa da Ovest a Est e in Italia è l'autostrada padana: carri trainati da cavalli si mischiano al traffico pesante targato Romania, Bulgaria, Turchia. Una deviazione su strade agricole tra lunghe file di covoni (Maria ci mostra come li fa), una donna ci domanda: "italiani?" e ci offre mele; a Luncavița il market è chiuso, ma Sofia ci offre caffè e dolci fatti in casa, ci benedice e ci abbraccia al momento dei saluti.
Da un cortile di Mehadia, nel passato colonia romana e cittadella medievale, proviene una musica allegra: è l’inizio di una festa di matrimonio, Liliana e Adelin ci invitano a entrare e ci offrono bevande e cibo, balliamo con lo sposo. Il monastero di Santa Ana sorveglia dall'alto Orsova che ha il cuore antico affogato nel lago artificiale costituito alla confluenza tra Cerna e Danubio. Ed ecco nuovamente il grande fiume solcato da natanti, però plastiche e immondizie rivestono ogni insenatura. Due sentieri si inerpicano nel Parcul Naţional Domogled-Valea Cernei Ranca e poi ritornano a valle.
Il Portile de Fier 1 è uno dei rari ponti sul Danubio che si restringe in una gola profonda tra Alpi Transilvaniche e Balcani, ma non possiamo attraversarlo a piedi, è obiettivo strategico, frontiera tra Romania e Serbia, e il poliziotto ci impone di salire sulla vettura di Zdravko e Snezana, ferma al controllo. Appena oltre la sbarra serba siamo a Novi Sip, un grande monumento a Tito e la fortezza di Diana, voluta dall'imperatore Traiano. Non siamo in area UE, cambia la moneta e il roaming è a pagamento.
Nel negozietto di Dierdap romeni fanno scorta di sigarette. Kladovo è una cittadina ben curata, un laghetto e la spiaggia sul Danubio e sulla sponda opposta un'area industriale romena; con Momčilo parliamo di politica passata e presente e da un giardino un uomo ci porge quattro pesche appena raccolte. Montiamo la tenda nel campo di calcio di Kostol, sta per diluviare e Gjodjica ci viene a offrire una camera e ci regala verdura dell'orto.
Una lunga sterrata che sale in collina è l'Eurovelo 6 che taglia un'ansa del Danubio, un camion raccolta rifiuti porta la scritta Agenzia europea per la ricostruzione. Una giovane donna scende veloce da un’auto e ci porge sorridendo una bottiglia di acqua fredda. Velesnica è un paese dalle strade sterrate rese pozzanghere dalla pioggia della notte, davanti alle case Yugo vetuste e auto lustre di emigrati tornati qui per l'estate, un uomo ci dona fichi e "arrivederci, buongiorno, so un poco italiano, ma solo un poco".
Seguiamo una freccia di legno che indica un percorso e ci troviamo tra erbe alte quanto noi fino a giungere a una villetta pomposa, preludio di Ljubicevac: muri di mattonelle beige, ringhiere d'acciaio, infissi in alluminio anodizzato. La nostra giornata termina sul Danubio di Egeta, dove Brza Palanka ha le fondamenta romane: sulle fiume chiatte, traghetti e uno strano natante, zattera-casa viaggiante.
Ho avuto la sensazione di una 'bella' settimana per voi: offerte di doni, sorrisi, e ancora paesaggi ricchi di acqua e di verde. Chissà se quando vi capitano giornate ' buone' anche la stanchezza vi risparmia un pochino. Piccoli intoppi forse non riescono a prevalere.
RispondiEliminaCiao
Benedizioni tra un caffè e un dolcetto: una settimana 'accogliente'...! Evviva, cara Anna!
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