Settimana n. 43
6 agosto 2019 - 12 agosto 2019
Saliamo tra boschi poco curati e qualche pascolo e scendiamo tra campi di mais e prati incolti. Berkovica è una cittadina dalla vita quasi occidentale, una larga via precede una grande piazza, quasi spoglia.
Saliamo sui colli della catena dei Monti Balcani, preludio della Piana di Sofia, tra pinete, faggete, abetaie e tanti rovi, seguendo i segnavia che si perdono tra tronchi caduti e reti fitte di ortiche. A 1520 m. di altitudine due rifugi: scegliamo Hut Kom New per una zuppa e un pane fritto nell'uovo. Ancora a salire fra siepi di lamponi, fino quasi a 1700 m. s.l.m.: vediamo dall'alto Montana e il lago artificiale di Ogosta, laggiù a Nord Est.
Sentieri e sterrate di montagna tra boschi e pascoli, cavalli e pecore fino al passo di Buchin, il paesaggio si apre sulla pianura, Sofia dall'alto è circondata da campi coltivati, poche strade, qualche capannone industriale e qualche raro agglomerato di case.
Pareti rocciose nascondono il rifugio Khizha lyulyaka, gestito da Emilia e Dimitri che hanno trascorso molti anni in Spagna: parliamo e mangiamo spagnolo, a cena tortilla e tostada a colazione. Una sorpresa sono Marco e Monica, coppia ligure al primo giorno di vacanza in Bulgaria che vogliono conoscere seguendo una tabella di marcia piuttosto precisa.
Percorriamo la 811 una strada statale a tratti inghiaiata, rotta, cosparsa di buche. Slivnitsa ha periferie sgangherate e un centro senza bellezza, Sofia è a una manciata di chilometri a Est, noi proseguiamo verso sud. Gurgulyat è un pugno di case sorvegliate dall'alto da una piramide tronca, il Pantheon in memoria della battaglia che qui fermò i serbi nel guerra serbo-bulgara del 1885.
Nell’aria di Rakita le note di Caruso cantata da Lucio Dalla, nella piazzetta una cappella restaurata, un cannone, bimbi che giocano e la polizia a pattugliare la strada.
Il Monastero di Brezak è aperto e accogliente, ristrutturato con contributi europei e in città si respira un'aria meno povera, compaiono i primi cassonetti della raccolta differenziata, ci sono più negozi, e anche il paesaggio si fa più gradevole.
A Yardzhilovtsi appaiono croci uncinate sui muri. Da Pernik saliamo al Parco dell’Orso e proseguiamo lungo un labile sentiero tra i pruni, segnato da lattine di birra vuote; lepri ci attraversano la strada e pernici si alzano in volo, nascondendosi ai cacciatori. Ritorniamo a valle a Radomir, infilandoci tra gli stabilimenti di una fatiscente industria metallurgica.
Ancora caldo che ci liofilizza lungo strade minori e campi coltivati. Un bimotore partito dal piccolo Sofia West Airport fa esercitazioni sulla nostra testa. Impianti arrugginiti e in disfacimento di una miniera di carbone, avviata alla chiusura, ci danno il benvenuto a Bobov Dol: nelle vie auto di lusso davanti a case cadenti, non finite, però anche angoletti curati, villette corredate da frutteti perfetti e orti rigogliosi.
A Mlamolovo casette curate e qualche giardino fiorito; una panca sotto una pergola, un bicchiere sul tavolo e la foto di un uomo sorridente con le braccia allargate in un abbraccio è il ricordo di un morto. A Malo Selo Saškov ci fa entrare nel suo orto e ci riempie due sacchetti con pomodorini e peperoni. Nel giardino pubblico tra le giostre di Golemo Selo una stazione mobile di controllo per controllare le emissioni inquinanti del Bobov Dol Power Plant, centrale termoelettrica che produce elettricità bruciando lignite e carbone bruno, ma forse anche biomasse senza avere impianti adeguati.
La sterrata che ci fa vedere Dupnica aldilà del fiume Dzherman attraversa un’enorme e anonima discarica che pare abusiva, montagne di rifiuti approssimativamente differenziati. Seguiamo la strada assolata e arida fino alla via principale di Blazhievo che ha ai lati due lunghe pergole di viti con tratti ormai cadenti i cui pali di cemento si appoggiano ad automobili arrugginite, però il parco giochi ha la recinzione a colori sgargianti.
Un gigantesco San Cirillo protegge il bivio per il Parco Naturale del massiccio del Rila, famoso per cascate e laghetti glaciali e, ancora di più, per il coloratissimo e interessante Monastero di Rila; molti camper discendono la valle del Rilska, Kocherinovo è la prima cittadina che si incontra: banchetti di frutta e verdura dell'orto di fronte alle case, una mostra fotografica in piazza, sbiadita e corrugata dal sole e dall'acqua, ma la grande attrazione sono le piramidi di terra di Stob, una vasta area di pinnacoli di arenaria alti parecchi metri, alcuni sormontati da pietre piatte.
Salite tra campi coltivati e qualche vigna e discese a valle tra villette e auto costose ci fanno arrivare a Blagoevgrad, città con una storia antica, sede universitaria ha teatri e musei e un quartiere pedonale è centro commerciale all’aperto.
Ci dirigiamo a Est, oltre il fiume Struma, poco prima di Selishte una bella cappella restaurata, una fonte, una struttura coperta con tavoli e uno stanzone con panche. Logodazh è il checkpoint per Tir del confine con la Macedonia del Nord, per noi uno spiazzo in un bosco di pruni per l’ultima notte bulgara.
Saliamo sui colli della catena dei Monti Balcani, preludio della Piana di Sofia, tra pinete, faggete, abetaie e tanti rovi, seguendo i segnavia che si perdono tra tronchi caduti e reti fitte di ortiche. A 1520 m. di altitudine due rifugi: scegliamo Hut Kom New per una zuppa e un pane fritto nell'uovo. Ancora a salire fra siepi di lamponi, fino quasi a 1700 m. s.l.m.: vediamo dall'alto Montana e il lago artificiale di Ogosta, laggiù a Nord Est.
Sentieri e sterrate di montagna tra boschi e pascoli, cavalli e pecore fino al passo di Buchin, il paesaggio si apre sulla pianura, Sofia dall'alto è circondata da campi coltivati, poche strade, qualche capannone industriale e qualche raro agglomerato di case.
Pareti rocciose nascondono il rifugio Khizha lyulyaka, gestito da Emilia e Dimitri che hanno trascorso molti anni in Spagna: parliamo e mangiamo spagnolo, a cena tortilla e tostada a colazione. Una sorpresa sono Marco e Monica, coppia ligure al primo giorno di vacanza in Bulgaria che vogliono conoscere seguendo una tabella di marcia piuttosto precisa.
Percorriamo la 811 una strada statale a tratti inghiaiata, rotta, cosparsa di buche. Slivnitsa ha periferie sgangherate e un centro senza bellezza, Sofia è a una manciata di chilometri a Est, noi proseguiamo verso sud. Gurgulyat è un pugno di case sorvegliate dall'alto da una piramide tronca, il Pantheon in memoria della battaglia che qui fermò i serbi nel guerra serbo-bulgara del 1885.
Nell’aria di Rakita le note di Caruso cantata da Lucio Dalla, nella piazzetta una cappella restaurata, un cannone, bimbi che giocano e la polizia a pattugliare la strada.
Il Monastero di Brezak è aperto e accogliente, ristrutturato con contributi europei e in città si respira un'aria meno povera, compaiono i primi cassonetti della raccolta differenziata, ci sono più negozi, e anche il paesaggio si fa più gradevole.
A Yardzhilovtsi appaiono croci uncinate sui muri. Da Pernik saliamo al Parco dell’Orso e proseguiamo lungo un labile sentiero tra i pruni, segnato da lattine di birra vuote; lepri ci attraversano la strada e pernici si alzano in volo, nascondendosi ai cacciatori. Ritorniamo a valle a Radomir, infilandoci tra gli stabilimenti di una fatiscente industria metallurgica.
Ancora caldo che ci liofilizza lungo strade minori e campi coltivati. Un bimotore partito dal piccolo Sofia West Airport fa esercitazioni sulla nostra testa. Impianti arrugginiti e in disfacimento di una miniera di carbone, avviata alla chiusura, ci danno il benvenuto a Bobov Dol: nelle vie auto di lusso davanti a case cadenti, non finite, però anche angoletti curati, villette corredate da frutteti perfetti e orti rigogliosi.
A Mlamolovo casette curate e qualche giardino fiorito; una panca sotto una pergola, un bicchiere sul tavolo e la foto di un uomo sorridente con le braccia allargate in un abbraccio è il ricordo di un morto. A Malo Selo Saškov ci fa entrare nel suo orto e ci riempie due sacchetti con pomodorini e peperoni. Nel giardino pubblico tra le giostre di Golemo Selo una stazione mobile di controllo per controllare le emissioni inquinanti del Bobov Dol Power Plant, centrale termoelettrica che produce elettricità bruciando lignite e carbone bruno, ma forse anche biomasse senza avere impianti adeguati.
La sterrata che ci fa vedere Dupnica aldilà del fiume Dzherman attraversa un’enorme e anonima discarica che pare abusiva, montagne di rifiuti approssimativamente differenziati. Seguiamo la strada assolata e arida fino alla via principale di Blazhievo che ha ai lati due lunghe pergole di viti con tratti ormai cadenti i cui pali di cemento si appoggiano ad automobili arrugginite, però il parco giochi ha la recinzione a colori sgargianti.
Un gigantesco San Cirillo protegge il bivio per il Parco Naturale del massiccio del Rila, famoso per cascate e laghetti glaciali e, ancora di più, per il coloratissimo e interessante Monastero di Rila; molti camper discendono la valle del Rilska, Kocherinovo è la prima cittadina che si incontra: banchetti di frutta e verdura dell'orto di fronte alle case, una mostra fotografica in piazza, sbiadita e corrugata dal sole e dall'acqua, ma la grande attrazione sono le piramidi di terra di Stob, una vasta area di pinnacoli di arenaria alti parecchi metri, alcuni sormontati da pietre piatte.
Salite tra campi coltivati e qualche vigna e discese a valle tra villette e auto costose ci fanno arrivare a Blagoevgrad, città con una storia antica, sede universitaria ha teatri e musei e un quartiere pedonale è centro commerciale all’aperto.
Ci dirigiamo a Est, oltre il fiume Struma, poco prima di Selishte una bella cappella restaurata, una fonte, una struttura coperta con tavoli e uno stanzone con panche. Logodazh è il checkpoint per Tir del confine con la Macedonia del Nord, per noi uno spiazzo in un bosco di pruni per l’ultima notte bulgara.
La natura trionfa . Ho visto le foto delle erosioni montuose e poi acqua e parchi... Ma anche la storia non scherza.
RispondiEliminaChe bella la foto dei vostri passi illuminati dal sole!
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