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Ripercorrete con noi l'Europa!

52 articoli, uno per ogni settimana di passi di 365 volte Europa. Prendete una carta geografica e venite con noi: cercate i toponimi e immaginatevi il nostro cammino, seguendo le nostre suggestioni!

E preparatevi al vostro cammino leggendo il nostro Vocabolario.

H come Handicap


Handicap dall’inglese hand in cap, termine che risale al ‘600, per indicare forse una forma di baratto, forse un gioco d’azzardo. Due giocatori, due oggetti di diverso valore, uno scambio: colui che offriva il bene di minor valore aggiungeva una somma di denaro per renderli equivalenti, ma la compensazione era segreta, tenuta nel pugno chiuso, la mano nel cappello.
Più tardi il termine venne applicato alle corse ippiche: ai cavalli migliori viene appesa una zavorra per metterli in condizione di parità con i meno dotati, per far sì che i cavalli abbiano le stesse probabilità di vincere la corsa.
Handicap è anche il termine che spesso utilizziamo per definire, erroneamente, la disabilità: in questo caso, infatti, handicap identifica l’ulteriore limite che la società crea a svantaggio di coloro che spesso sono più deboli.

Cavalli, baratto, azzardo, disabilità: cosa hanno a che fare con il cammino? Tanto! Perché quando siamo in cammino ci esponiamo a ogni possibile evento, positivo o negativo, diventando più vulnerabili. E la vulnerabilità può diventare handicap.
I dolori fisici, le malattie, la stanchezza, la pioggia, le paure possono farci decidere di mollare tutto e tornare a casa, oppure farci scegliere di saltare su un mezzo di trasporto e farci trasportare oltre.

Un handicap non affrontato, non accettato, nei ricordi ci lascia un po’ di amaro in bocca, il dubbio di esserci persi qualcosa. E allora perché non giocare d’azzardo e provare a comprendere meglio le nostre capacità e i nostri limiti?

Spesso, quando raccontiamo le difficoltà vissute durante il cammino in Europa, ci domandano perché non ci siamo fermati. Ma si può scegliere di mollare, quando il cammino è un’esperienza di vita? Sarebbe un po’ come se a un esame non superato all’università decidessimo di smettere di studiare oppure di iscriverci a qualche strana scuola per acquistare la laurea.

“Fermate il mondo, voglio scendere”: è possibile? Purtroppo no, la vita continua, sempre avanti! Noi abbiamo scelto altre vie: rallentato il passo oppure accorciato la lunghezza delle tappe per qualche giorno: non avevamo mete da raggiungere o nemmeno qualcosa da dimostrare, a noi o agli altri.

Il viaggio a piedi diventa così mezzo per capire, conoscerci e conoscere, per migliorarci e dare il meglio di noi, metafora di un quotidiano in cui avere un obiettivo: rendere un po’ più sostenibile la società in cui viviamo.

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